di Redazione
Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha confermato che Ragusa e Palma di Montechiaro sono i due siti siciliani indicati dal Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) come idonei a ospitare una centrale nucleare. Il documento reso noto il 20 marzo del 2008 dal Cnr, in realtà non cita Ragusa tra i sedici siti «candidati» – è questa l’espressione usata – a ospitare una centrale nucleare. Ragusa vi rientra solo per un marchiano errore, in quanto Palma di Montechiaro è indicata in provincia di Ragusa e non di Agrigento. E Palma di Montechiaro è l’unica centrale individuata in Sicilia. La relazione è firmata da Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr di Firenze e da un team di esperti che ha preferito rimanere nell’anonimato.
Il ministro Claudio Scajola ha tuttavia dichiarato di avere in tasca una lista di 34 comuni che avrebbero espresso la disponibilità a ospitare una centrale nucleare. Lo studio del Cnr ne indicava 16. In un anno, quindi, i siti sono più che raddoppiati e la conferma, giunta ieri da Lombardo, ha creato non poche preoccupazioni. Il Cnr, tra l’altro, esclude la presenza di centrali nucleari in area sismica, mentre dal ministero si rileva come le principali caratteristiche che un sito deve avere per poter ospitare una centrale nucleare sono: grande abbondanza d’acqua e lontananza dai centri abitati per una fascia di almeno cinque chilometri dall’impianto. Il rischio sismico non è più un fattore di esclusione. In molti Paesi, infatti, si costruiscono centrali nucleari in aree a rischio di terremoti, purchè naturalmente gli impianti rispecchino precisi criteri antisismici che ne aumentano i costi di realizzazione.
Ragusa, purtroppo, è considerata ad alto rischio di fenomeni sismici e il buon senso vorrebbe che eventuali investimenti andrebbero indirizzati più sulla messa in sicurezza degli edifici e sulla realizzazione di vie di fuga, piuttosto che sulla costruzione di una centrale nucleare, magari antisismica. Per il resto, i requisiti richiesti sembrano possibili più che altro nell’area industriale Modica-Pozzallo che, tra l’altro, è servita dallo scalo della città marittima. Da non escludere anche l’Ipparino per via della sua morfologia pianeggiante, che agevolebbe il pompaggio dell’acqua, anche se la vicinanza del petrolchimico di Gela e la densità di popolazione lungo la costa potrebbero creare più di un problema.
A Ragusa, comunque, è tornato l’incubo nucleare, già vissuto negli anni Ottanta, in occasione dell’installazione dei missili Cruise a Comiso. Ragusa rispolvera anche un altro precedente e si sente di aver già dato abbastanza allo sviluppo energetico del Paese. L’estrazione del petrolio prosegue, infatti, in modo ininterrotto dal 1953 e, dopo oltre 55 anni, Ragusa rimane incollata all’ultimo posto della classifica nazionale per dotazioni infrastrutturali.
Fonte: Gazzettadelsud
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