di Redazione

Fra non molto il governo dovrà affrontare il delicato argomento dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni, esattamente come gli uomini, per tutte le categorie per le quali non è stato predisposto.
Diversi fattori lo richiedono:
- la direttiva europea orientata ad uniformare il trattamento di pensionamento nei vari paesi membri;
- l’allungamento della durata media della vita;
- l’eccessivo onere per lo stato dovuto all’elevato numero di pensionati presenti nel Paese.
I vari partiti , nonché i sindacati, non hanno ancora assunto una posizione chiara in materia.
Da cittadine consapevoli riteniamo che, per il bene comune ciascuna di noi deve essere disposta a fare dei sacrifici, ma
ci permettiamo di richiedere che le norme legislative, che verranno approvate, contemplino la possibilità, facoltativa, per la donna-madre, sia essa una libera professionista o una lavoratrice autonoma operante in una struttura pubblica o in una privata, o anche soltanto fra le mura domestiche, di avere riconosciuto, ai fini pensionistici, un anno per ogni figlio generato o adottato.
Riteniamo infatti il periodo della gestazione, senza dubbio un momento di grande gioia, ma altrettanto di forte usura per il corpo della donna. “Un dente a figlio”, si dice comunemente, per sottolineare come possano essere compromesse di volta in volta le varie funzionalità corporee.
Inoltre, il lavoro prestato quotidianamente per la cura e la crescita dei figli comporta, specie nel nostro Paese assai carente di strutture di ausilio (asili-nido, scuola a tempo pieno, ecc…), un notevole impegno, sia fisico che intellettivo, generatore di ansia e stress, che merita, a nostro avviso, un’adeguata considerazione da parte di chi è deputato a legiferare.
Da queste constatazioni, oltre che dalla consapevolezza che i figli, in un primo momento sentiti come “nostri”, diventano progressivamente “patrimonio” della società, muoviamo per richiedere il sostegno di tutti coloro che, uomini e donne, vorranno sottoscrivere la nostra proposta.
Uno Stato, e la società di cui è espressione, che riconosce, concretamente e non solo formalmente, l’importanza del lavoro svolto, spesso in silenzio, dalle donne-madri è da ritenersi certamente più civile.
N.B. La nostra proposta potrebbe sortire, a lungo termine, l’effetto di arrestare il calo demografico in atto nel nostro Paese.
comitato donnapensionedonna
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