di Redazione

Sono oltre 50 le varietà di cereali presenti in Sicilia coltivate e macinate con tecniche antichissime, come quella della molitura a pietra che permette di conservare tutte le proprietà del chicco. “Un patrimonio incredibile che deve essere tutelato e diffuso” sottolinea l’ex patron della “Dispensa dei Monsù” e aggiuge: “se in Europa ci sono circa 110 milioni di persone che richiedono cibo biologico e biodinamico vuol dire che c’è un mercato che dobbiamo sfruttare e che ci dobbiamo dare da fare”. E lei, in questo senso, si sta già muovendo. Da poco ha dato vita ad un Progetto Farine che prevede sei tipi di farina realizzati con una selezione di grani antichi siciliani e che presto saranno messe in vendita. Ma non solo. Dell’Oglio si sta occupando dell’apertura di un mercato agroalimentare a Palermo, sta lavorando ad un progetto per la creazione di prodotti di qualità per bambini ed è ambasciatrice di Food Revolution, un progetto voluto dal cuoco inglese Jamie Oliver che da anni si batte contro l’americanizzazione delle abitudini alimentari. ”L’industria e il vento americano sono arrivati ovunque stravolgendo la nostra preziosa alimentazione spiega Bonetta ma la Sicilia, al contrario degli Stati Uniti, ha una tradizione agricola molto antica e, di conseguenza, un’arte della trasformazione del cibo che è un patrimonio prezioso. Siamo sempre stati avanti ed è l’ora del riscatto: la cucina siciliana racchiude in sé tutti gli elementi del mangiare bene, quello che dobbiamo fare e riavvicinare le nuove generazioni al gusto dei prodotti semplici e genuini a sfavore del ‘cibo spazzatura”’. E poi aggiunge: “credo che uno chef debba portare avanti delle lotte e non solo stare in cucina a preparare piatti eleganti. La mia è una battaglia per la difesa della mia terra e dei suoi prodotti. La biodiversità siciliana deve essere motivo di risveglio di una dignità di popolo sopita da troppo tempo”. (segue)
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