Si comincia con la chiesa di Santa Maria di Betlem
di Paolo Nifosì

Modica – Un itinerario nel cuore del centro storico di Modica, lungo via Marchesa Tedeschi e lungo corso Umberto.
La storia della città dal Medioevo al Novecento è in quei tracciati. Sabato 7 agosto si comincia con la chiesa di Santa Maria di Betlem, una chiesa in cui si concentrano cinque secoli di storia, dal Cinquecento al Novecento, a partire dalla lunetta con la Natività, posta oggi su uno dei lati della chiesa, per passare all’interno con la cappella cosiddetta Cabrera, una cappella del Cinquecento che sintetizza due culture, quella tardogotica e quella manieristica rinascimentale. Data la sua qualità formale fu salvaguardata nel rinnovamento edilizio che si fece tra fine Cinquecento e primo Seicento, unificando più chiese in una che prese il nome di Santa Maria di Betlem: una grande chiesa a tre navate, con una facciata rinascimentale nei caratteri stilistici. E lungo il Seicento saranno costruiti parecchi altari, saranno commissionate diverse opere d’arte, dalla tela dello Sciavarrello, a quella di San Carlo Borromeo, a quella dei Santi Cosma e Daminao, all’urna reliquiaria in argento. Si ricomincerà dopo l terremoto del 1693 a restaurare, integrare con nuove tele, nuovi altari, nuove cappelle. E si continuerà ancora nell’Ottocento, coll’organo, il pulpito, la decorazione dell’abside, col presepe di frate Benedetto Papale e le statuine in terracotta policroma dei Bongiovanni Vaccaro. Un palinsesto che è un piccolo manuale di storia dell’arte e dell’architettura iblea. Sono due i momenti espressi nel complesso monumentale dei Domenicani che arrivano a Modica nel Quattrocento, ma le cui fabbriche sono del Seicento, del Settecento e dell’Ottocento. Un primo grande ampliamento si avrà nel secolo XVII e di questa fase ci rimane parte della facciata, manieristica nei suoi elementi stilistici con lo stemma domenicano sopra il portale. L’interno assumerà un carattere tardo barocco nel Settecento, reinserendo due opere preterremoto, Il Miracolo di San Domenico a Soriano e la Madonna del Rosario. Nell’abside, negli anni settanta del Settecento sarà collocato un bell’altare in marmi policromi disegnato dal Bonaiuto e realizzato dal marmoraro Tommaso Privitera di Catania. Il convento si snoda intorno ad un cortile quadrato con portico tuscanico, un luogo asciutto e sobrio scelto dai fratelli Taviani per girare una scena di una novella di Pirandello. Tra cortine di palazzi dell’Ottocento si arriva in piazza Matteotti dove si trova un’altra importante architettura della città. La chiesa dell’Annunziata annessa all’ex convento del Carmine, demolito in gran parte nella seconda metà dell’Ottocento , per far posto alla caserma dei carabinieri. La facciata della chiesa è gotica nella parte bassa, nel portale strombato e nella finestra circolare, mentre è classicistica nella parte alta dove in una nicchia si trova la Madonna del Carmelo.All’interno pregevoli opere rinascimentali, secentesche e tardo barocche. In particolare la pregevole Annunciazione in marmo del primo Cinquecento, la bella tavola di Sant’Alberto, attribuita alla scuola di Cesare da Sesto, l’incontro di Cristo con Maria, opera del Monteleone. Lo spazio interno fu rinnovato integralmente nel Settecento, con l’inserimento anche di sculture, tra cui la Madonna del Carmelo e di dipinti. Al neorinascimentale Palazzo dei Carabinieri si affianca l’ex Cinema Moderno, opera liberty degli anni venti del Novecento, uno spazio modificato laddove c’era la chiesa di San Giovanni Battista appartenente al Sovrano Ordine militare di Malta. Si va oltre per raggiungere il santuario di Santa Maria delle Grazie, legato al rinvenimento nel 1615 di una lastra di ardesia in cui è rappresentata una Madonna col Bambino. In quel luogo vi si costruì, su progetto dell’intellettuale siracusano Vincenzo Mirabella una chiesa il cui prospetto è tardo settecentesco, e nel cui interno si trovano due bei monumenti funebri, e tra questi, uno del Mirabella.
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