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01/05/2010 12:04

Parco degli Iblei, tutto esaurito alla presentazione del documentario

"Si deve tornare alla genesi per capire tutto”

di Redazione

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Ragusa – Un viaggio che parte da una goccia d’acqua perché, alla fine, “siamo tutti figghi ra timpa pirciata”. La frase con cui si apre il documentario “Iblei – storie e luoghi di un parco”, presentato ieri sera in anteprima nazionale a Ragusa, è emblematica del messaggio che si intende dare, ovvero il recupero delle nostre identità in un territorio di identità. Perché come dice il fotografo Giuseppe Leone, “si deve tornare alla genesi per capire tutto”, scendendo nelle cave, calpestando la terra, apprezzando i fiumi, la flora, la fauna. Un recupero assoluto perché “troverai più nei boschi che nei libri”, in quegli Iblei dove vivono 50 delle 60 specie di orchidee presenti in Sicilia. Un “grandioso museo vivente”, quello raccontato dal documentario prodotto dalla Argo Software e realizzato dal regista Vincenzo Cascone di Extempora, con il sostegno di Cora Banca – Cora Industrie.

Tutto esaurito e lunghi applausi finali in entrambe le proiezioni programmate per l’anteprima del video della durata di un’ora e ricchissimo di immagini e contributi realizzati in oltre 150 ore di girato, 2 anni di progettazione e 3 mesi di montaggio, con le musiche originali di Vincent Migliorisi. Dati forniti ieri nella breve presentazione prima della proiezione dal produttore Lo Presti, dal regista Cascone e dall’antropologo e naturalista Paolo Uccello che si è soffermato sulle potenzialità del territorio invitando ad una riflessione comune e cruciale rispetto al futuro. Tappe importanti, quelle proposte dal documentario, per conoscere quel territorio che si trova tra le province di Ragusa, Siracusa e Catania, e per capire che il Parco degli Iblei c’è già. Bisogna solo fare lo sforzo di guardarlo prima e di vederlo dopo.

Un’area con un patrimonio inestimabile di ricchezza in termini paesaggistici e antropologici. Se la Sicilia è un’isola, gli Iblei sono un’isola nell’isola, un microcosmo di elementi naturali e umani che fanno di questa zona un territorio davvero unico. Gli omaggi non mancano, come nel caso di Pantalica, la “montagna sacra dei siculi”, con le sue 5000 tombe, fino ad arrivare al culto della “dea Hybla”, all’incontro del suono lirico del “friscalettu”, il flauto di canna usato dai pastori greci e suonato anche ieri sera, prima della proiezione, da Carmelo Salemi. Un suono che si contrappone al fragore cupo e mesto provocato dal terremoto del 1693, “l’anno zero degli Iblei”, una “cesura totale” che ha poi portato al bisogno di ricostruire. All’opera di maestri architetti e bravissimi operai che nelle forme barocche ci hanno regalato “il trionfo della sintesi tra arte e artigianato”, usando quella pietra che il pittore Piero Guccione indica “dolce, dal sapor di miele, frutto del sapere delle mani degli artigiani”. Opere monumentali, realizzate rispettando il territorio, così come si è fatto quando si è seguita l’orografia del paesaggio nella costruzione del meraviglioso reticolato di muretti a secco. Poi l’intervento a volte devastante dell’uomo, in quella campagna, come dice la pittrice Alvarez, “con carrubi e ulivi ordinati”. Ed è Guccione a proporre nelle sue tele i carrubi con “le braccia spezzate”, quasi fossero persone, in una campagna ormai “sanguinolenta”, dove hanno trovato posto, con fin troppa facilità, gli impianti serricoli.

Il paesaggio ibleo è stato generato dal legame imprescindibile tra natura e uomo: la natura ha condizionato nel tempo la vita dell’uomo, l’uomo è intervenuto nel tempo per modificare la natura. Quello proposto dal documentario, per comprendere questo percorso, è un racconto a più voci, in prima persona, grazie al contributo di chi il territorio lo vive per lavoro o per passione, dall’archeologo all’antropologo, dal botanico al paesaggista, al contadino, sentinella del territorio stesso.

Lo stile della narrazione è dunque leggero e veloce, e la ricchezza dei contenuti è calibrata attraverso la suddivisione in “unità” di racconto, che racchiudono i vari interventi. Il video non ha un taglio “redazionale”, ma “emozionale”, attraverso narrazioni “trasversali” che investono tutti i 5 sensi, per rendere la percezione dell’identità iblea attraverso la luce, i suoni, l’evocazione di sapori, odori e sensazioni tattili. Il territorio diventa così pretesto per indagare l’uomo.
 

Crediti tecnici e artistici 

Una produzione Argo Software Srl

Produzione esecutiva Extempora Srl

Con il sostegno di Cora Banche – Cora Industria

Formato HDV / colore / 16:9 / Dolby Stereo

Durata 60 minuti

Data anteprima 30 Aprile 2010

Un documentario di Vincenzo Cascone

Da un’idea di Lorenzo Lo Presti

Soggetto Vincenzo Cascone, Lorenzo Lo Presti

Riprese Marcello Bocchieri, Vincenzo Cascone,     

Piero Sabatino, Giuseppe Tumino

Montaggio Vincenzo Cascone, Piero Sabatino

Editing suono Vincent Migliorisi

Motion graphics Dario Guastella

Musiche originali Vincent Migliorisi

Con la partecipazione straordinaria di Carmelo Salemi

Testi Lucia Nifosì

Voce narrante Riccardo Maria Tarci

Progettazione e organizzazione Raffaella Spadola

Segreteria di produzione Sara Dipasquale, Rossella Randone

Illustrazioni e storyboard Guglielmo Manenti

Foto di scena Marcello Bocchieri, Teresa Bellina

Design www.spaziocchipinti.it

Traduzione in inglese Marianna Savage

Ufficio stampa MediaLive

Consulenza Studio Astra di Cascone G. e C.

Con gli interventi di (in ordine di apparizione)

Rosario Ruggieri, Iolanda Galletti, Paolo Uccello, Antonino Duchi, Gianni Insacco, Carmelo Salemi, Annamaria Sammito, Lorenzo Guzzardi, Giovanni Distefano, Paolo Nifosì, Piero Gruccione, Rosario Acquaviva, Mario Giorgianni, Paolo Tiralongo, Giuseppe Leone, Sonia Alvarez, Luca Lo Presti, Tonino Perna, Longino Contoli, Michele Adorno, Saro Cuda

Grazie a

Soprintendenza Beni Culturali Ambientali Ragusa
Museo Archeologico Ibleo Ragusa
I luoghi del lavoro contadino – Paese Museo Buscemi
Azienda Regionale Foreste Demaniali Ragusa – Siracusa
Comitato promotore del Parco degli Iblei
Casa Museo Antonino Uccello
Centro Copigrafico di Antonio Tringali
Le associazioni Acquanuvena, Ailantos, CAI – sezione Ragusa, CIRS, Ente Fauna Siciliana, Fondo Siciliano per la Natura, Calura, Legambiente – sezione Ragusa, TTO
 
 

Le opere di Piero Guccione sono utilizzate per gentile concessione dell’autore

Le fotografie di Giuseppe Leone sono tratte dal volume “La pietra vissuta” Sellerio Editore

Il brano Hybla tratto dall’omonimo album è eseguito da Carmelo Salemi per gentile concessione Edizioni Musicali FolkClub Ethnosuoni

Il brano di chiusura “Cantu l’amuri” tratto da “U Pagghiaru” è interpretato da Guglielmo Tasca