di Redazione
Alla fine l’ha spuntata Raffaele Lombardo. Che fosse il più attrezzato ad arrivare fino in fondo lo sapevano tutti, ma pesava sull’accordo la scelta di Gianfranco Miccichè di sparigliare le carte e tentare un affondo disperato per impedire a Totò Cuffaro di portare a termine il suo vecchio disegno, la successione di Lombardo.
Pareva a un certo punto che fosse sul punto di riuscirci, quando appena ventiquattro ore or sono il Cavaliere ha proposto la candidatura di Stefania Prestigiacomo. Nessuno ha pensato che si trattasse di un’altra tappa di avvicinamento, Stefania Prestigiacomo non era un nome da spendere come ballon d’essai. Miccichè, che l’aveva proposta nelle prime battute già un mese fa, aveva subito detto che avrebbe fatto un passo indietro. E invece
Il Cavaliere l’ha ringraziata per la disponibilità, tutto qui. Sarebbe oltremodo interessante sapere come ha vissuto questa vibrante parentesi da candidata in pectore. Un desiderio destinato a rimanere inappagato. UDC e MPA hanno tenuto duro, non ne hanno nemmeno voluto sentire di discutere la candidatura, Lombardo ha addirittura snobbato la proposta ed ha annunciato l’apertura della campagna elettorale; a questo punto il cerino è tornato nelle mani del Cavaliere, che ha visto apparire lo spettro di una falla siciliana che avrebbe potuto compromettere l’esito del risultato elettorale. L’avversario, Veltroni, si sta rivelando tosto.
Certo, c’è il divario di punti percentuali annunciato dai sondaggi, ma il PD rosicchia consensi giorno dopo giorno. La battaglia di Sicilia doveva essere chiusa, dunque, comunque sia. Per questo sono stati sacrificati sia Miccichè quanto
Crediamo si tratti di un evento senza precedenti, nel senso che solitamente il cavaliere ama essere ubbidito. Stavolta il carisma non è bastato.
L’incontro di Berlusconi con Lombardo è durato un’ora, non molto in verità. Non c’era rimasto nulla da dire, per il Cavaliere è stato un “prendere o lasciare” abbastanza brutale. Non c’era Gianfranco Fini, l’altro leader del PDL, ma era come se ci fosse, si legge in un comunicato ufficiale. In che senso? Era “presente” nello spirito? Di più: ascoltava e diceva la sua con il telefono.
Che Berlusconi abbia dovuto fare buon viso a cattivo gioco ed abbia accettato a malincuore la candidatura di Lombardo non c’è dubbio: è stato lui a proporre il nome di Gianfranco Miccichè prima e della Prestigiacomo dopo. In più, Forza Italia, ed a maggior ragione il PDL, ha sempre sostenuto che spettasse al maggior partito della coalizione l’onore e l’onere di designare il candidato Presidente.
Chi era abituato a considerare il Cavaliere assoluto padrone della situazione deve fare i conti con la realtà. La designazione di Miccichè è stata devastata dagli alleati: dopo avere ottenuto la standing ovation in casa; la designazione della Prestigiacomo è stata impallinata all’interno con un inviperito comunicato stampa di uno dei leaders più influenti, Francesco Musotto. Non conosciamo ancora le reazioni di Miccichè, ma stando a ciò che ha detto appena poche ore fa, non saranno rose e fiori.
Ha ribadito che la sua missione è quella di smascherare il potere losco che ha governato
Che tipo di campagna elettorale farà? La sua lista “rivoluzionaria” ci sarà o dovrà inghiottire l’ennesimo rospo ed accettare anche la consegna del silenzio? Le aspre polemiche di questi giorni lasceranno segni, certe ferite non guariscono in così breve tempo.
La campagna elettorale sarà un affare rognoso per tutte le componenti del centrodestra, a cominciare dall’UDC, che è nella posizione più delicata. Cuffaro si è preso la soddisfazione di avere il suo candidato alla Presidenza della Regione siciliana, ma il suo partito corre solo a Roma, corre solo in Sicilia. E’ il più esposto.
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