Attualità
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10/03/2008 11:41

Pdl, in lista l’80 per cento degli uscenti

di Redazione

Dopo un’ultima giornata di faticosa limatura, con qualche coda di liti comunque sedate, ieri sera sono state chiuse definitivamente le liste del Pdl. Nel bilancio finale, pochi colpi a sorpresa, qualche imprevista esclusione finale, un po’ di mugugni e molti sospiri di sollievo. La filosofia di base è chiara: sono stati candidati l’80% degli uscenti, parecchie donne, nuove leve del partito compresi collaboratori e portavoce di big (dal portavoce di FI D’Alessandro a quelli di Martino, Schifani e Tremonti), e soprattutto persone capaci di fare, come ha scandito Berlusconi, «i soldati» in Parlamento, perché di generali ne bastano pochi e serviranno parlamentari di assoluta fiducia e pronti a sacrificarsi per la dura vita del politico.

Poco spazio quindi è rimasto per piacevoli presenze femminili non troppo titolate (ieri è saltata anche la candidatura della conduttrice Elisa Alloro), per esponenti delle professioni che in massa intendevano tentare l’avventura ma che non hanno trovato posto, per industriali dal grande nome o personaggi di spicco del mondo culturale. Ci sono comunque alcune candidature- simbolo—come quelle di tre donne di peso in rappresentanza dei rispettivi mondi cultural-religiosi, la Roccella, la Nirenstein e la Sbai —, ed entrano tanti personaggi noti: giornalisti come Farina, Mazzuca, Diana de Feo (moglie di Fede), Mottola e Lehner, imprenditori come Speziali e Ettore Riello, ex atlete come la Di Centa, avvocati come la Bernini e la De Girolamo, militari quali l’ex comandante della Finanza Roberto Speciale, protagonista del caso Visco, un imprenditore della moda come Santo Versace, l’attore-regista Barbareschi, l’editore Ciarrapico e Maurizio Scelli.

Ma a comporre l’ossatura della lista non ci sono nomi noti fuori dalla politica. Berlusconi e Fini, che capeggiano le liste alla Camera in tutte le circoscrizioni, hanno voluto dare spazio soprattutto a fedelissimi e entusiasti, e hanno riservato solo 25 posti sicurissimi (gran parte, meno Dini, Giovanardi e Cutrufo, nel blindato Montecitorio) ai cosiddetti «nanetti », i piccoli partiti entrati nel Pdl. Alla fine, non più di 4 posti certi ha strappato Rotondi, 4 anche Dini, 3 Giovanardi, 5 la Brambilla e Dell’Utri, due la Mussolini, due ai pensionati di Fatuzzo e ai Repubblicani, uno al socialista Caldoro, uno a Sergio De Gregorio. Non ci sarà Daniele Capezzone, l’ex segretario dei radicali che ruppe con il centrosinistra e che però assicura che continuerà a sostenere il Pdl. Ma ci sono sacrifici eccellenti anche tra i forzisti più fedeli: non viene ricandidato il coordinatore della Campania Martusciello in onore al rinnovamento regionale, né Dario Rivolta, né la pattuglia dei liberali (Biondi, Iannuzzi, Sterpa).

Entrano con tutto il loro peso anche governatori come Formigoni e Galan, oltre all’ex Ghigo, che capeggiano al Senato le liste delle rispettive regioni. E per palazzo Madama gli altri posti di capolista vengono affidati ai massimi esponenti del Pdl, da Pisanu a Schifani, da Pera a Matteoli, con qualche nome forte a livello locale come il ligure Musso. Torna in Parlamento dopo l’esperienza di commissario europeo, Franco Frattini, candidato in Friuli, mentre in Campania si presenta l’ex governatrice di Nassiriya Barbara Contini. Intanto, Clemente Mastella conferma il suo no a candidarsi a queste elezioni, declinando l’offerta che gli era stata fatta da Enrico Boselli: «Grazie per l’atto di generosità, ma non voglio dare l’idea ostinata di rincorrere a tutti i costi il mandato parlamentare»