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04/11/2025 16:15

Perché le proteste ProPal sono piene di bandiere del manga One Piece?

Manifestazioni a sostegno della Palestina

di Redazione

Nelle ultime settimane, le immagini provenienti dalle manifestazioni a sostegno della Palestina in tutto il mondo hanno mostrato un dettaglio inatteso quanto ricorrente: tra le bandiere nazionali e i simboli politici, spicca un vessillo con un teschio che indossa un cappello di paglia. Questa non è un’insegna politica storica, ma la Jolly Roger del pirata Monkey D. Rufy, protagonista del celeberrimo manga giapponese One Piece.

L’accostamento tra un’opera di fantasia, per quanto popolare, e un conflitto geopolitico serio, può sembrare bizzarro. Tuttavia, per la Generazione Z e i Millennials che costituiscono la spina dorsale di molte di queste mobilitazioni, l’uso di simboli pop per esprimere solidarietà e ribellione è un linguaggio perfettamente coerente.

Questo fenomeno non è casuale: è la dimostrazione di come i temi di libertà, giustizia e resistenza all’oppressione, centrali nell’epopea creata da Eiichiro Oda, risuonino profondamente con le cause contemporanee. L’analisi di questo trend rivela molto sul modo in cui i giovani di oggi comunicano la loro visione del mondo.

Il contesto globale e la ricerca di nuovi simboli

Le proteste a sostegno della popolazione palestinese, intensificatesi in risposta alle operazioni militari israeliane a Gaza e in Cisgiordania (come ampiamente riportato da fonti quali Ragusanews e Sky TG24), hanno coinvolto milioni di persone in Occidente e nel Medio Oriente.

Mentre i simboli tradizionali mantengono la loro importanza c’è una crescente tendenza, soprattutto tra i più giovani, a disaccoppiare la protesta dalle iconografie storiche. La nuova generazione cerca simboli che:

  1. siano immediatamente riconoscibili a livello globale (transnazionali)
  2. veicolino valori universali (amicizia, libertà) più che messaggi politici specifici
  3. rappresentino la lotta di un piccolo (il protagonista) contro un grande (il sistema).

La bandiera di One Piece risponde perfettamente a questi requisiti. Non ha la connotazione politica rigida di una bandiera di partito o di un simbolo storico, permettendo a chi la sventola di esprimere solidarietà senza aderire a specifiche fazioni ideologiche, ma identificandosi con un ideale di giustizia anarchica.

One Piece: l’epopea della libertà e dell’oppressione

Per comprendere la scelta del Jolly Roger di Rufy, è essenziale addentrarsi nei temi portanti di One Piece. Parliamo di un’opera che, con oltre mille capitoli e volumi pubblicati, è diventata un fenomeno culturale mondiale, completamente acquistabile anche su questo sito Web.

Il manga narra la storia di Monkey D. Rufy e della sua ciurma, i Pirati di Cappello di Paglia, in viaggio per trovare il leggendario tesoro One Piece e diventare il Re dei Pirati. Ma la storia è molto più profonda di una semplice caccia al tesoro.

La ribellione contro il Governo Mondiale

Nel mondo di One Piece, l’autorità suprema è il Governo Mondiale, una coalizione di oltre 170 nazioni che esercita un controllo ferreo sul mondo, spesso con metodi brutali. Questo potere è rafforzato dalla Marina (il braccio armato) e dai Draghi Celesti (un’aristocrazia corrotta che vive nel lusso e nella totale impunità).

Il Governo Mondiale è il simbolo dell’autorità oppressiva, della censura storica e della negazione dei diritti umani e della libertà. La sua azione è costantemente volta a nascondere verità scomode sul passato, eliminare chiunque cerchi la vera storia (i Poneglyph) e mantenere lo status quo.

Il concept della libertà

L’obiettivo di Rufy non è la ricchezza fine a sé stessa, ma la libertà assoluta che ne deriva, la possibilità di fare ciò che vuole, quando vuole. La pirateria, nel contesto di One Piece, non è solo criminalità, ma la scelta di vivere al di fuori delle regole ingiuste imposte dal Governo.

Questo concetto di “libertà contro la tirannia” ha una risonanza immediata tra i giovani manifestanti, che vedono nel Governo Mondiale un parallelo con strutture di potere che percepiscono come ingiuste o corrotte a livello internazionale.

Il legame indissolubile (Nakama)

Un altro tema cruciale è quello del Nakama (termine giapponese che si traduce approssimativamente in “compagni”, ma con un significato di legame più profondo, quasi famigliare). Rufy combatte ferocemente non per sé stesso, ma per proteggere i suoi amici, la loro dignità e i loro sogni. La ciurma è composta da emarginati, da persone che hanno subito ingiustizie (come Robin) o che provengono da isole distrutte dal potere (come Nami o Chopper).

La loro unione è un messaggio potente di solidarietà e di resistenza collettiva, un appello all’unione globale in difesa di chi è indifeso, un principio fondamentale nelle manifestazioni ProPalestine.

Il Jolly Roger: da marchio di pirateria a emblema di solidarietà

Il simbolo stesso, la Jolly Roger del Cappello di Paglia – un teschio sorridente con il famoso cappello di paglia –, è la perfetta sintesi del messaggio. Il teschio, icona di ribellione e pericolo, viene mitigato dal cappello di paglia, che rappresenta l’innocenza, l’ottimismo e la promessa di Rufy: un ribelle, sì, ma con un cuore puro e l’intento di portare la gioia (e la giustizia) nel mondo.

Come descritto anche da RSI, la bandiera è passata dall’essere un marchio di appartenenza (la ciurma di Rufy) a un simbolo di protesta della Gen Z a livello globale.

L’estetica della protesta digitale

La Generazione Z ha un rapporto simbiotico con la cultura pop digitale. L’uso di simboli tratti da anime, film o videogiochi è una forma di protesta estetica che ottiene due risultati:

  1. viralità e attenzione: un’immagine inattesa (il pirata giapponese in un contesto politico) cattura l’attenzione sui social media più rapidamente di un simbolo politico tradizionale. È un meme che diventa manifesto;
  2. decodificazione Immediata: chi riconosce il simbolo capisce immediatamente il valore che si vuole veicolare: Siamo gli oppressi che lottano contro il potere ingiusto, e lo facciamo con l’ottimismo della resistenza.

In questo senso, il Jolly Roger di One Piece agisce come un codice universale per i giovani attivisti di tutto il mondo. Non c’è bisogno di condividere la stessa lingua o la stessa storia nazionale; basta aver letto il manga per comprendere il messaggio di fondo: “Alzati contro la tirannia”.

La presenza delle bandiere di One Piece nelle proteste ProPalestine è un fenomeno significativo che va oltre la semplice passione per i fumetti. Rappresenta la convergenza tra una delle più grandi narrazioni sulla libertà e l’ingiustizia del nostro tempo e la voce politica della Generazione Z. È la dimostrazione che i confini tra cultura pop e attivismo politico sono ormai fluidi, e che un fumetto può diventare, inaspettatamente, il veicolo di un messaggio universale di solidarietà e resistenza.