La cucina povera? Non esiste!
di Redazione
Catania – Nel pranzo offerto dal sindaco di Catania a Palazzo degli Elefanti, il marito della Merkel, di mestiere scienziatao, se ne è fatto una ragione. Il pesce può essere mangiato anche col vino rosso, e non solo con un calice, banale, di bianco.
“Ricevendo l’incarico venti giorni prima, avevo ipotizzato di accogliere gli ospiti “come a casa” con le bontà uniche di un territorio come il nostro -racconta Cuttaia, chef due stelle del ristorante La Madia di Licata-. Un tempo – pensate al “Pranzo di Babette” – il cuoco per stupire faceva arrivare prodotti da tutto il mondo. Ma oggi far viaggiare le merci non è più un problema. Allora ho voluto proporre il gusto domestico. Non mi vergogno della cosiddetta Sicilia povera, anzi la valorizzo. I concetti di ricchezza e povertà sono stati creati dall’uomo, non dalla natura. A noi cuochi spetta saper valorizzare ed esaltare i sapori della terra. Come nel caso del tenerume di cocuzza col finocchietto selvatico, piatto siciliano che più di casa non può esistere, ma sconosciuto a fist lady e a first husband che ne sono stati conquistati: mi piace pensare che resterà nella loro memoria come ricordo della Sicilia e della sua capacità di sorprendere.
E naturalmente stupiti dai gusti. Come nel caso dell’arancino con la triglia, un piatto che unisce due Sicilie: da un lato la forma del tradizionale arancino col riso e dall’altro la pasta con le sarde, in questo caso le triglie. Con la pizzaiola di baccalà, la ricciola all’olio di cenere e la cornucopia ripiena di ricotta spero di essere riuscito a rappresentare il territorio, anche grazie alla collaborazione dello
chef catanese Gianluca Magnemi e ai vini dell’Etna.
Nella foto, Melania Trump a Taormina.
© Riproduzione riservata