Lettera aperta del deputato del Pd ai comisani
di Redazione


Comiso – “Credo sia venuto il momento di fare chiarezza su quello che avverrà nella nostra città da qui a qualche mese: è un dovere che noi abbiamo nei confronti dell’opinione pubblica in generale, ma soprattutto nei confronti dei cittadini comisani sui quali s’abbatteranno mazzate economiche senza precedenti”.
A scrivere una lettera aperta ai comisani è il deputato del pd Pippo Digiacomo.
“Queste sono le intenzioni del sindaco e della giunta che lo sostiene: triplicare le tasse, azzerare i servizi, licenziare parte del personale e, mentre succede tutto questo, lui rimane attaccato alla poltrona non si capisce bene per quali ragioni. Le liste che sostenevano la sua candidatura hanno già da tempo avuto una presa di posizione netta nei confronti di quest’esperienza fallimentare, mettendo in minoranza il sindaco in Consiglio Comunale. Tutte tranne il PDL e l’UDC, sebbene quest’ultimo abbia un forte travaglio interno e nello stesso PDL ci siano posizioni critiche molto acute.
In una città che si rispetti e che non sia la Repubblica delle Banane, dopo un atto così grave, e cioè il fallimento del Comune, si manda a casa il Governo della città e si ridà la parola al Popolo Sovrano che saprà scegliersi la propria classe dirigente – quale che essa sia – per cominciare una difficile risalita economica, sociale, culturale e, non ultima, di prestigio. La nostra città, infatti, anche da questo punto di vista, sembra essere diventata la copertina di “Chi” o di “Visto”. Al massimo di “Sorrisi e canzoni” o di “Autosprint”.
Ora, in un momento così delicato, il sindaco sembra felice ed euforico d’avere dichiarato il dissesto, lo abbiamo visto e sentito tutti! Lui crede che l’unica cosa importante per i nostri cittadini sia scaricare ad altri la colpa del disastro Comiso. Peccato che ci ha pensato quattro anni dopo, giacché mi sono dimesso da sindaco il 12 febbraio 2008. Però è curioso che fino a due mesi fa Alfano ci diceva che Comiso aveva i soldi, visto che spendeva e spandeva, firmava documenti dove dichiarava che il comune non era né in dissesto né strutturalmente deficitario, portava fior di bilanci in avanzo. In fondo aveva ragione, nel senso che se i conti che gli avevamo lasciato non fossero stati in ordine difficilmente avrebbe potuto dissennatamente scialacquare per quattro anni. Invece i suoi bilanci sono stati definiti falsi dai revisori contabili e pertanto cestinati dai commissari regionali.
Continuare a far finta di nulla non è possibile, tenere in piedi una figura sindacale completamente squalificata in un momento così delicato sfiora l’irresponsabilità: c’è da chiedersi che cosa aspettino le forze politiche comisane, tutte, a staccare la spina. Quali interessi, quali miserie, quali chiare o torbide ragioni impediscono di ridare la parola al popolo? A quanto si dice, un posto di lavoro promesso in Aeroporto oppure una modifica interessata al piano regolatore generale oppure le ambizioni personali di qualche amministratore che si crede il Passera della situazione… Queste miserie sono le ragioni plausibili per ritardare di un anno la rinascita di Comiso? Con quale coraggio questa giunta municipale o questo consiglio comunale possono calare la mannaia delle tasse su un’economia ristagnante, debole, in crisi profonda come quella della nostra città senza aver prima dato la parola agli elettori per avere rappresentanti seri e affidabili?
E’ ora di smetterla con l’insopportabile balletto delle cifre e con lo stucchevole rimpallo di responsabilità mentre la casa sta bruciando: sia chiaro che i cittadini comisani nei prossimi mesi verranno caricati di costi che riteniamo assolutamente insostenibili per le loro famiglie e mentre ciò accade quello che importa a questi amministratori è ripetere fino all’ossessione che la colpa è di qualche altro e subito dopo andare a festeggiare il dissesto con una bella corsa di Ferrari sulla pista di volo.
Ma è questa la cosa più importante oggi per gli interessi dei comisani? Ricordiamo che i nostri atti, i bilanci, le opere, i servizi sono materialmente lì e non solo nel ricordo dei cittadini: tante cose sono sopravvissute, molte trascurate, alcune distrutte per incuria o incompetenza, alcune in malafede. Strade, piazze, teatro, piscina, scuole, metano: oltre 100 opere pubbliche e una rete di servizi alla città tra le più imponenti del Mezzogiorno. Diciamo inoltre che Comiso non conosceva nessuna delle vergogne di questi ultimi anni: strade sporche, edilizia ferma, soldi pignorati, stipendi ai dipendenti non pagati, uffici alla paralisi, fallimenti che si aggiungono ai fallimenti e inoltre una rappresentanza istituzionale sbeffeggiata in ogni luogo della nazione. E comunque, se ci sono responsabilità, chi ha da pagare pagherà. Noi siamo sereni: in dieci anni abbiamo realizzato a Comiso quanto non si era realizzato in cinquant’anni. Abbiamo speso ma abbiamo realizzato. C’era tanto di quel lavoro che se cercavi un operaio o un artigiano per realizzare un intervento a casa tua dovevi fare la fila e le tasse erano tenute al minimo della media provinciale. Comiso era un giardino di verde e di cultura. Comiso, dal 1998 al 2008 ha costruito quello che nessuno poteva mai immaginare o forse sognare: un aeroporto, che è lì e non lo toglie nessuno nonostante i quattro anni di ritardo della sua apertura. Questi amministratori, al contrario, hanno fatto fallire la città senza realizzare nulla se non disastri e aumenti di tasse.
Pertanto, se qualcuno pensa che il Partito Democratico di Comiso stia a guardare inerme la tragedia della sua città e mantenga in piedi organismi consiliari funzionali per votare provvedimenti iniqui e mantenere al rango di consiglieri o amministratori figure di opportunisti che stanno lì per sistemarsi loro o sistemare i loro interessi più o meno politici si sbaglia.
Noi non ci stiamo a delegare l’attuale sindaco a rappresentarci in un momento così delicato d’interlocuzione nazionale e regionale; noi non ci stiamo ad aspettare inermi che Comiso bruci come il Palaroma o venga messo a sacco come Cava Porcaro; noi non ci stiamo che la nostra città venga utilizzata come giocattolo per ragazzini incoscienti”.
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