di F. Dipasquale Gzz Sud

Santa Croce Camerina – La campagna agraria 2009/10 è entrata nel vivo dando uno spaccato all’apparenza abituale della situazione della commercializzazione, ma recando con sé vecchie e nuove problematiche accanto a prospettive, purtroppo, allo stato solo potenzialmente favorevoli.
L’analisi attuale parte dalla visualizzazione dei prezzi di mercato dei prodotti orticoli che a metà novembre fanno registrare delle quotazioni estremamente interessanti per le specie attualmente raccolte a pieno campo o precocissime “in tunnel”. Parliamo di melanzana, zucchino e peperone che stanno facendo registrare prezzi favorevoli sia in valore assoluto che rispetto a un anno fa.
La melanzana infatti quota attualmente tra 0,70 e 0,80 euro al chilo mentre un anno fa si attestava a 0,50-0,70 euro al chilo; il peperone prezza attualmente 0,80-0,90 euro al chilo contro i 0,30-0,40 euro al chilo mentre lo zucchino fa registrare con 0,90-1,00 euro al chilo contro i 0,70-0,80 euro al chilo di dodici mesi fa. Un trend positivo, ma che conferma ancora una volta come i prezzi di queste specie sono, per così dire, “termosensibili” si abbassano cioè se la temperatura si innalza e aumentano se la temperatura si abbassa.
In generale, è vero, l’aumento delle temperature significa che le piante producono di più e che quindi l’offerta aumenta, ma molte volte ad abbassare i prezzi contribuiscono altri fattori che si si creano al di fuori delle zone di produzione.
È’ il caso attualmente del ciliegino che sta quotando prezzi più bassi di un anno fa: 1,10-1,20 euro al chilo contro 1,50-1,60 euro al chilo di dodici mesi orsono. Il prezzo dello “cherry” dovrebbe seguire il trend generale non solo di melanzana, peperone e zucchino, ma anche delle altre tipologie di pomodoro comparabili ad esso come il datterino che quota attualmente 2,30-2,50 euro al chilo contro 1,70-1,90 di 365 giorni fa o del “vesuviano” che quota 0,90-1,00 euro al chilo contro i 0,70-0,90 di un anno fa. Ed invece tale scarto positivo sul pomodorino, simbolo ormai delle produzioni orticole siciliane, non si verifica. Il motivo? Il solito: dumping.
Il ciliegino, ai primi di novembre, stava realizzando buoni prezzi. Da quasi una settimana sui mercati al consumo o sulle grandi catene di supermercati del nord-Italia giunge del ciliegino dal Marocco venduto sul mercato generale di Milano a 1,40 euro al chilo, praticamente lo stesso prezzo che si pagava una settimana fa al produttore siciliano. Da allora in poi il prezzo dello cherry è crollato di giorno in giorno giungendo alle quotazioni che abbiamo rilevato sopra. Un vero e proprio danno non solo per i produttori siciliani, ma per gli stessi consumatori italiani che chiedono il pomodorino del sud-est della Sicilia e, invece, viene loro rifilato quello del sud-ovest del Marocco, nella zona di Agadir.
Manco a farla apposta, il probabile dumping è giunto dopo la denuncia di false produzioni di ciliegino siciliane apparse sabato 7 novembre su «Striscia la notizia», che metteva in risalto come nei mercati italiani si trova del ciliegino senza alcuna specificazione della zona di produzione e degli standard di qualità. Il tentativo di salvaguardare le produzioni italiane con il passaggio sulla simpatica trasmissione di Antonio Ricci, su Canale 5, non ha sortito subito immediati risultati e, anzi, non ha impedito, ancora una volta, una vera e propria azione di dumping da parte di Paesi terzi che immettono merce non rispondente agli standard richiesti invece dai consumatori italiani.
Ci chiediamo: dove sono i nostri parlamentari regionali e nazionali siciliani in questo frangente, a dibattere se appartenere ai “lealisti” o agli “autonomisti”, a disquisire se fare il “grande centro”, appoggiare Bersani o approvare o meno la “pillola del giorno dopo”?
Il tutto con, sullo sfondo, i ritardi della Regione nel formalizzare i relativi finanziamenti dei Psr, i Piani di sviluppo rurale, messi a punto ormai da anni, ma senza ancora avere la necessaria copertura finanziaria. E intanto l’agricoltura continua ancora a languire.
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