"Sanciamo l’innominabilità di assessori e manager, ad ogni livello in Sicilia, anche se solo rinviati a giudizio"
di Fedro
Dagli annunci sembrava fosse cambiato il mondo in Sicilia. Sembrava che la Commissione antimafia dell’Ars avesse varato una ipotesi di regolamentazione nell’accesso alle cariche pubbliche rigorosa e finalmente innovativa. Il tutto condito da conferenza stampa in pompa magna, da interviste e da lanci di agenzia che si inseguivano sull’etere. Al tirare delle somme però, l’entusiasmo è svanito ed è apparso evidente che si trattava del’ennesimo bluff, con l’aggravante dell’incoerenza finalizzata alla solita salvaguardia della specie. La trovata dei componenti della Commissione è stata geniale: sanciamo l’innominabilità di assessori e manager, ad ogni livello in Sicilia, anche se solo rinviati a giudizio, e lasciamo campo libero, utilizzando una sentenza della Corte costituzionale che blinda l’eleggibilità fino alla condanna definitiva, agli eletti con in testa i deputati regionali. Proprio una bella pensata, in puro stile siciliano, ed in linea con lo spessore politico ed istituzionale di questa Assemblea, confezionata in maniera talmente approssimativa da non rendersi conto neanche delle palesi incongruenze. La prima, più evidente, è che in un Comune qualsiasi potrebbe accadere che il Sindaco eletto può continuare a governare, anche se condannato in primo grado, mentre un qualsiasi cittadino, solo rinviato a giudizio per la stessa ipotesi di reato e mai giudicato da nessun tribunale terzo, non può essere nominato assessore; oppure che, come spesso accaduto, mezza assemblea sia indagata o condannata in primo grado per vari reati, senza conseguenza alcuna, ma non possa essere nominato assessore un esterno solo rinviato a giudizio. E poi, cosa accadrà per coloro che scelgono riti alternativi, a partire dall’abbreviato, perché certi dell’innocenza, e quindi a processo senza mai aver visto un giudice prima? Si è voluto regolamentare il buonsenso e la sensibilità personale di ciascuno e ne è venuto fuori un enorme pasticcio giuridico ed amministrativo. A meno che, come sussurra qualche maligno, il codice non serva a qualcuno dei componenti la Commissione per regolare qualche conto in sospeso con gli amministratori locali del proprio collegio.
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