di Redazione


“È assurdo. La questione del parco eolico qui a Ragusa è davvero assurda”. Così parlò il sindaco ibleo Nello Dipasquale a proposito del maxi parco per la produzione di energia dal vento che dovrebbe sorgere nel suo Comune. Il perché è assurda è presto detto: la Ses (Società eolica siciliana) tre anni fa presentò a Regione e Comune un progetto per l’installazione di 88 turbine eoliche a ridosso del centro abitato. Un progetto che piacque alla giunta di Cuffaro e parzialmente anche all’amministrazione cittadina. Parzialmente, però: perché di quelle 88 torri eoliche, 34 sarebbero sorte proprio in uno degli scorci più belli del panorama ragusano.
In Sicilia, in un primo momento (era il dicembre 2005) era stato eliminato ogni tipo di paletto normativo che potesse impedire l’installazione di nuovi parchi. Ma alla fine, dopo che le popolazioni si sono viste calare dall’alto le fattorie del vento (letteralmente, visto che alcuni pezzi necessari agli impianti devono essere trasportati con gli elicotteri), e dopo che sull’Assemblea Regionale sono piovute le proteste e le critiche di amministratori locali e ambientalisti, la giunta guidata da Salvatore Cuffaro ha dovuto fare marcia indietro.
A Ragusa, come detto, dove il maxi parco eolico (complessivamente 88 generatori ognuno alto 120 metri) progettato dalla “Società Eolica per la Sicilia” e approvato dalla Regione è stato osteggiato dai cittadini e dalla precedente amministrazione comunale. Il motivo è presto detto: i piloni bianchi sarebbero stati installati nel cuore di un triangolo densamente abitato e soprattutto esattamente nel mezzo dello skyline visibile dal cuore barocco di Ragusa, posto sotto tutela dall’Unesco. Dopo la levata di scudi contro l’impianto anche la Regione si è detta contraria all’installazione, ma fermare la macchina ormai avviata non è semplice. La Ses, che pure ha fatto una parziale concessione alle rimostranze eliminando 34 turbine su 88, ha già annunciato ricorso contro il blocco del parco e ha anche quantificato in 14 milioni di euro il danno provocato dal rallentamento e da un eventuale stop dei lavori.
“In quel caso ci fu il primo stop – spiega oggi Dipasquale – Erano turbine troppo grandi che andavano a incidere su un paesaggio spettacolare, quello che si gode dalla parte vecchia della nostra città. Tutti fummo concordi nel giudicare inappropriato quel progetto, e così la Ses cambiò i suoi piani”.
Le trentaquattro turbine della discordia furono spostate: “La precedente giunta comunale decise così di farle installare in un posto che certamente sarebbe stato idoneo a ospitare i generatori: la discarica comunale”. Un luogo già compromesso dal punto di vista ambientale e sul quale la fattoria eolica non avrebbe certo influito dal punto di vista del paesaggio. Ma ecco, quindi, il secondo stop. Un blocco che il primo cittadino giudica “incredibile e senza un motivo”. In questo caso, a decretare il blocco del progetto, non furono i cittadini, e nemmeno l’amministrazione ragusana.
“No, è stata la Sovrintendenza ai beni paesaggistici, che ha posto il suo veto per la realizzazione del parco: quella zona, ha detto, non andava bene. E così da allora tutto è rimasto fermo e la nostra città non può contribuire alla diminuzione delle emissioni di inquinanti nell’atmosfera. Lo sfruttamento dell’energia eolica e la sua trasformazione in elettricità nella nostra regione sono diventati un business. E senza un’adeguata regolamentazione del settore si rischia il caos. Le turbine hanno un impatto visivo enorme sul paesaggio, per questo motivo il Comune aveva fatto eliminare le 34 torri che sorgevano proprio davanti alla città. Ma queste nuove sono fondamentali, servono e non disturbano nessuno: la vecchia amministrazione aveva individuato la discarica e la mia nuova è fortemente decisa a proseguire sulla strada decisa dai miei predecessori”. Adesso, insieme con la Ses, anche il Municipio ha fatto ricorso contro il blocco deciso dalla Sovrintendenza, e nelle prossime settimane dovrebbe esser messa la parola fine a una vicenda che si trascina da oltre tre anni.
Accanto al sindaco Dipasquale ci sono i sindaci di Comuni montani, Monterosso, Giarratana e Chiaramonte Gulfi, mentre il sindaco di Modica Piero Torchi è contro le pale eoliche. Si ripete il clichè delle trivellazioni: comuni montani favorevoli, Modica contraria. Favorevoli all’eolico anche il sindaco di Comiso Digiacomo e la Sinistra Democratica e Rifondazione di Scicli. Anzi, queste ultime favorevoli al “mini-eolico”. A Scicli la proposta era di impiantare i pali in contrada Castelluccio-Tabuna, in un sito baricentrico tra Modica, Ragusa e la stessa cittadina barocca, ma in quel sito dovrebbe sorgere il museo delle miniere di Castelluccio e Tabuna, e cosìla proposta è stata bocciata.
C’è un paradosso nello sviluppo dell’energia eolica in Italia, ed è questo: due tra le cinque regioni in cui più adatte sono le condizioni ambientali per l’installazione di nuove fattorie del vento, la Sardegna e la Sicilia, non vogliono più impianti sul proprio territorio.
Il braccio di ferro, che va avanti da oltre tre anni, sembra ogni giorno più ingarbugliato.
Insomma, prima che la questione si chiuda definitivamente servirà ancora qualche tempo.
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