Così si colpiscono gli onesti
di Redazione
Pdl contro Di Pietro. Ma stavolta non si tratta di uno scontro politico, bensì gastronomico (e anche economico). I rappresentanti del Pdl, segnatamente il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, e il leader del FdS, il sottosegretario Gianfranco Micciché hanno tuonato contro il giornalista Alessandro Di Pietro, il quale nel corso della trasmissione Rai, «Bontà loro», ideata e condotta da Maurizio Costanzo, ha chiesto il boicottaggio del «ciliegino» di Pachino in quanto la produzione sarebbe «in odore di mafia».
Secondo gli accertamenti della Procura Nazionale Antimafia, i pomodorini (che sono a marchio Igp) viaggiano da Pachino a Fondi, nel Lazio, per essere confezionati e poi tornano in Sicilia da dove vengono commercializzati. Un via vai che comporterebbe rincari fino a undici volte il prezzo pagato ai produttori. Di Pietro ha presentato un’intervista al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. «Abbiamo scoperto – ha rivelato Grasso – che i pomodori prodotti a Pachino vengono portati a Fondi per il confezionamento e poi di nuovo sui tir per tornare in Sicilia da dove vengono messi sul mercato». Le conclusioni le ha tratte Di Pietro: «Gli inevitabili rincari finiscono per finanziare le attività della criminalità organizzata».
«Condivido e faccio mia l’indignazione della comunità di Pachino nei confronti del giornalista Alessandro Di Pietro che ha invitato a boicottare il pomodorino di Pachino farneticando su presunte infiltrazioni mafiose fra i produttori», tuona il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, aggiungendo che «è intollerabile che dalla tv pubblica giungano appelli alla distruzione di un sistema economico fatto da cinquemila piccoli produttori e 14 cooperative che puntando sulla eccellenza e unicità di un prodotto hanno reso il ciliegino Igp sinonimo di qualità in tutto il mondo». «Chiederò alla Rai e a Maurizio Costanzo, autore del programma – conclude il ministro Prestigiacomo -, di ritrattare pubblicamente queste assurde e dannosissime accuse».
Rincara la dose Micciché: «La proposta di boicottare l’acquisto del pomodorino di Pachino per presunte infiltrazioni mafiose tra i produttori è raccapricciante». Mentre per la Cia, la «Confederazione italiana agricoltori, si tratta di una «proposta che non ha nessun fondamento. Se ciò avvenisse, infatti – prosegue la nota – i primi a perderci sarebbero proprio quei produttori onesti che a pochi centesimi il chilo vendono i loro prodotti apprezzati in tutto il mondo. La soluzione è ovviamente un’altra. Il vero impegno antimafia, infatti, non è quello di non comprare i prodotti agricoli siciliani, ma quello di invitare le forze dell’ordine a svolgere, intensificare e operare affinchè venga debellato il condizionamento svolto dalla mafia nella filiera agroalimentare».
La gragnuola contro Di Pietro e Costanzo non si arresta. «Si tratta di un’affermazione falsa e priva di fondamento – dice l’assessore regionale alle risorse agricole ed alimentari, Elio D’Antrassi – L’area di Pachino non presenta alcuna criticità».
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