La casa di Giovanni Falcone a Roma, nel 1991-92
di Giuseppe Savà

Roma – Roma è città ironica e ama prendere in giro tutti. Del resto i romani hanno nel loro cuore il Papato e l’Impero e si sentono per questo i migliori.
A Roma tutto è oggetto di scherzo e di ironia. Come quella chiesa cattolica sorta in luogo di un tempio egizio dove una volta trovarono la statua di un dio egiziano a forma di babuino. I romani ribattezzarono la chiesa di Santo Stefano in “Santo Stefano del Cacco”.
Cacco è l’abbreviativo di “macaco” che nel dialetto romanesco è diventato prima “macacco” e poi è stato risolto in un più prosaico e divertente “cacco”.
Bene, la strada in cui sorge la chiesa ha una qualità, che nel 1991 piacque a polizia e carabinieri. È facile da presidiare, è facile da chiudere al traffico e al transito, è una strada che si può rendere sicura e vi sorge un commissariato di Polizia.
Qui nel 1991 prese casa un siciliano che lavorava al Ministero della Giustizia.
Vi abitò fino al 23 maggio 1992, giorno in cui lasciò via Santo Stefano per andare a Capaci.
Lui si chiamava Giovanni Falcone.
A Roma la storia a volte è divertente, altre dolorosa.
Giuseppe Savà
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