Lo scopo di Raffaele è quello di dividere per primeggiare
di Socrathe
Il Governatore ce lo aveva detto anche la settimana scorsa che non avrebbe appoggiato Nello Dipasquale nella sua discesa libera sulla pista della riconferma a Sindaco di Ragusa. Non capiamo tuttavia il motivo perché ci son voluti 7 giorni di calendario e due venute a Ragusa per reiterare una decisione già presa. Nulla è mutato negli iblei sotto il sole dell’autonomia tanto caro a Raffaele. Ma i veti di Lombardo, si sa, durano quanto un Padre, un figlio e uno spirito santo. Perché se a Ragusa dice di non andare a nozze con Berlusconi e i figli suoi -perché non c’è accordo sul piano paesistico, perché non c’è accordo sullo sviluppo della città, perché non c’è accordo su nulla, nemmeno sulle scarpe di vernice nera e punta fine di “Nello dandy Dipasquale”-, a Catania due assessori Mpa entrano in giunta con Stancanelli e quindi col PDL. Alla faccia della coerenza e del No incondizionato al Cavaliere, direte voi. Alla faccia del terzo polo che mai sarà, diciamo noi.
Lo scopo di Raffaele è quello di dividere per primeggiare: tanto che il suo partito è spaccato e da sempre, in due fazioni. Da una parte, la fetta più piccola della torta del partito, ci stanno i sostenitori del MPA che all’autonomia del movimento e della Sicilia ci avevano creduto per davvero, e dall’altra ci sono quelli che dispongono della nostra Isola come fosse casa propria e che l’autonomia l’hanno interpretata come la facoltà del Presidente Lombardo di potersi fare gli accordi suoi. E chiamiamoli accordi! Ma torniamo a Ragusa e al convegno domenicale del partito del presidente della regione. L’unico dato certo è che lo stimatissimo Mimì Arezzo c’è rimasto male per la scelta di Raffaele di far correre da solo il MPA in una gara che “Nello gratta e vinci” si è già aggiudicata da un pezzo e senza il protocollo delle urne. Ma Arezzo è un galantuomo, e non lascerà mai a vedere la sua insoddisfazione per la decisione del Capo. Perché insoddisfatto Mimì Arezzo lo sarà eccome. E l’onorevole Minardo? Come farà a nascondere al partito e al Presidente la sua disperazione? 5 anni di opposizione a “Nello vinci e parti” sono lunghi e faticosi da gestire per tutti, figuriamoci per Riccardo che è poco avvezzo al non governo. E se i santi numi del calendario -chiamati a raccolta di buon mattino all’hotel Mediterraneo dalle suppliche di Minardo, nel tentativo di portare alla ragione Lombardo e dire sì al matrimonio col PDL per le amministrative di Ragusa- hanno fallito il loro mandato in terra, qualcuno in cielo il beato conto del dolore di Riccardo lo dovrà pur pagare. I maligni dicono che hanno visto l’onorevole modicano aggirarsi nel pomeriggio, dopo la partenza del Governatore dal capoluogo, nei pressi del duomo del patrono di Modica in tenuta da fantino: quest’anno il povero San Giorgio uscirà a piedi e senza cavallo!
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