di Redazione
Il mare della Sicilia, immobile e infinito, solo talvolta solcato dalla scia di un motoscafo di cui si sono perse le tracce, è il soggetto più amato da Piero Guccione (1935), pittore siciliano originario di Scicli che nell´attuale panorama artistico italiano è una delle personalità più significative. Nei suoi paesaggi più tipici, dominati dall´azzurro intenso e profondo, l´acqua del Mediterraneo e l´aria del cielo, separate dall´impercettibile linea dell´orizzonte, si confondono.
Da oggi nelle sale al piano terra di Palazzo Reale è aperta una sua antologica, in cui si possono vedere circa ottanta opere che ripercorrono tutte le tappe della sua carriera. A partire dai primi anni Sessanta, quando le sue tele strizzavano l´occhio all´allora emergente pop art americana, come l´Aereo sulla città o il Ritratto di Arnoldo Mondadori, in cui il volto dell´editore si specchia nel finestrino posteriore di un vecchio modello Fiat rosso fiammante.
La mostra (catalogo Skira) è stata curata da Vittorio Sgarbi e, ancora una volta, come anche le esposizioni di Corrente, Aligi Sassu, Antonio Ligabue e Robert Indiana attualmente aperte in città, riflette la preferenza militante dell´ex assessore alla cultura per la figurazione moderna. Tra gli sponsor dell´evento – fatto inconsueto per uno spazio espositivo istituzionale – compare anche casa d´aste milanese Finarte.
Guccione è cresciuto in provincia di Ragusa, ma muove i primi passi come artista a Roma, dove si era trasferito giovanissimo per frequentare l´Accademia. Negli anni degli esordi aderisce al gruppo Il pro e il contro, impegnato sul fronte del realismo sociale, insieme a Renzo Vespignani, Giuseppe Guerreschi, Gianfranco Ferroni e Ugo Attardi. Sul finire degli anni Sessanta lavora all´Accademia come assistente di Renato Guttuso, che era titolare della cattedra di pittura, ma stilisticamente rimane sempre distante, quasi antitetico al suo conterraneo.
Nel 1979 prende una decisione radicale e coraggiosa: lascia la capitale per ritirarsi nel suo paese natale, che da allora non ha più abbandonato, dove diventa il punto di riferimento per un gruppo di giovani artisti che hanno scelto l´isolamento, in fuga dalla civiltà industriale. Questo movimento spontaneo e difficilmente classificabile, in cui Guccione e gli altri si sono dedicati a dipingere la natura nella natura, è stato battezzato dalla critica la “Scuola di Scicli”. Sgarbi, nel presentare l´esposizione, lo ha definito “l´antefatto di Slow Food, per lo straordinario incontro tra cultura e risorse del territorio”.
Palazzo Reale fino al 21 settembre. Ingresso gratuito. Catalogo Skira. Info: 02-88450150.
(09 luglio 2008)
Michele Tavola
Repubblica.it
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