Il mare di Sampieri. La luce di Sampieri. La sabbia di Sampieri
di Pasquale Bellia


Firenze – In questo dicembre 2011, artisti di tutti i continenti, espongono alla Fortezza da Basso per la Biennale di Firenze.
Questa sera piovosa, la luce è stata inghiottita anzitempo dalle nuvole scure. La mostra era l’unico conforto alla malinconia. In mostra espressioni visive di inimmaginabile creatività, linguaggi tra i più disparati, sempre con pregiata innovazione ed indiscusso buon gusto.
Appena spinto i primi passi, una nenia lenta man mano che mi avvicinavo diventava un murmure a me noto.
In quello spazio immenso, era l’unico suolo.
L’unica voce argentina.
Le onde strette e fitte del mare di Sampieri, mi attendevano per un ritrovamento.
Franco Fratantonio, aveva portato il mare a Firenze.
Il mare di Sampieri. La luce di Sampieri. La sabbia di Sampieri.
Alla manifestazione Francio Fratantonio, è presente con un’opera multipla che coniuga tre diverse espressioni – già nella storia artistica di Fratantonio – video/fotografia/pittura. La voce narrante – calda e pastosa, con una velata intonazione dialettale tanto affettuosa – è quella di Riccardo Emmolo che recita le sue stesse parole poetiche. I fotogrammi in sequenza, congelano le pose del video caricandole dei significati altri in una sorta di tassonomia dell’uguale. Nel pastello il pattino – che per un gioco di ombre sembra lievitare – urla la sua invocazione: Salvataggio!
Esiste un correlato in una parola capace di tenere insieme i tre linguaggi in quella parola: salvataggio! Parola ricca di significati, che Franco rimanda alla interpretazione persona e a misura della sensibilità di ciascuno, nella speranza di riuscire a scampare ad un pericolo.
Stasera ho avuto una piacevole sorpresa. Un felice ed inaspettato ritrovamento. Franco Fratantonio, non è persona comune. È capace – nella sua delicatezza e mitezza di carattere – di reinventare campi espressivi nuovi, senza perdere il filo di coerenza che lo ha accompagnato nella ricerca di questi anni. Sempre un cercare introspettivo, dove la pittura è espressione di uno scavare dentro le pieghe più strette dell’anima, offrendoci – con le sue opere – un rifugio possibile.
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