di Redazione


Scicli – Sono le nove del mattino quando gli uomini della cooperativa Maia ha terminato di piazzare le trappole. I cani killer, come tutti gli animali, hanno abitudini. E sull’abitudine si fonda il piano teso da Sergio Bramante, Francesco Savarino, e Dino Zavagno: mangime per cani condito con sedativi. Nel posto in cui si presume vengano a mangiare ogni giorno. Nella “casa canile” di Virgilio Giglio.
Ma qual è l’identikit dei cani killer? “Sia i cani che hanno aggredito Giuseppe Brafa che la turista tedesca erano neri –spiega Sergio Bramante- magri, dal pelo lucido, meticci, molto agili. Che siano pericolosi per l’uomo è verificato da una circostanza. Se i cani che verranno oggi hanno la coda a sciabola irta in avanti e le orecchie rizzate anch’esse in avanti, sono cani violenti nei confronti degli uomini”.
Alle dieci del mattino il branco arriva a casa Giglio. Nella notte uno dei cani dell’identikit è già stato catturato. “Dobbiamo individuare il capobranco”, annuncia Bramante. Due ore di osservazione e appostamenti dal tetto di casa Giglio. La femmina, chiaramente la madre degli altri, fa da apripista. Si accerta che gli estranei siano lontani, sul tetto appunto. Entra nel recinto, scorge la scodella con la pappa. Mangia. Mangia tutto e da sola.
“Non ci sono dubbi, la leader è lei”.
I cani rispondono alle previsioni di Sergio: coda a sciabola, orecchie drizzate in avanti.
Che succede ora? “Dobbiamo catturare la cagna capobranco, gli altri resteranno disorientati”. Dopo il pranzo dell’animale, quaranta lunghi minuti di appostamenti, per attendere che il sedativo faccia un minimo effetto. Mancano cinque minuti alle dodici quando il capobranco viene catturato. Gli strumenti del blitz sono un cappio e le mani dei tre uomini. Senza proiettili, senza fucili. Francesco accarezza l’animale, mentre Sergio tiene saldo il cappio. Pochi minuti, e la cagna finisce in gabbia.
Francesco apre la bocca della preda: “Ha tre anni, lo dicono i denti”.
Passano due ore, e l’accerchiamento consente di catturare un cane beige, che si accompagna al branco, sembra più mite. Il terzo a cadere in trappola è un altro cane nero. Scappa e termina la propria fuga in un roveto. Sergio si graffia, rischia di essere morso, evita che il cane venga ferito nella cattura. Preso anche il terzo. Ha sette, otto mesi. Ma è possibile che abbiano ucciso? Sono bassi quaranta centimetri, magri, più piccoli di come si potesse immaginare… “Si, sono loro, non sappiamo se siano tutti, ma i tratti distintivi ci dicono che sono loro. Immagina di averne otto che ti circondano e ti mordono, sono di certo più forti di te”.
Altri tre cani neri del branco restano nelle vicinanze. Non è possibile sparare, bisogna attendere che mangino e si stordiscano. Nel pomeriggio un’altra ditta riesce a catturare un altro cane nero. All’appello ne mancano due, tra quelli ritenuti pericolosi. Ma nessuno sa quanti fossero in totale i cani che frequentavano quel luogo.
Come ci si può difendere davanti a un cane con la coda a sciabola e le orecchie rizzate in avanti? “Intanto, non guardarlo negli occhi, ma rivolgere lo sguardo a destra o sinistra. Se il cane avanza aprire le braccia a pipistrello e gridare, prendere una giacca e rotearla come per lanciarla. Se il cane riesce a buttarti a terra, ti devi raggomitolare come un riccio”, spiega Sergio, l’uomo che cattura i cani, che nel canile vicino all’aeroporto di Comiso si occupa anche di rieducazione degli animali.
Intanto, la Procura di Modica ha chiesto il mantenimento della custodia cautelare in carcere nei confronti di Virgilio Giglio, il padrone affidatario dei cani. C’è il rischio che fugga o reiteri il reato, secondo il Procuratore. Giglio sostiene che gli autori delle aggressioni assassine non siano i suoi cani. Il Gip si è riservato di decidere. Francesco Riccotti, il legale dell’arrestato, sostiene che Giglio sia diventato il parafulmine di tutti i mali. Il branco violento non farebbe parte dei cani di sua proprietà e custodia.
Il sindaco di Scicli, dal canto suo, ha emesso ordinanza con cui vieta a chiunque l’accesso alla contrada Pisciotto. Ordinanza che replica quella del suo collega modicano.
Su un altro fronte, migliorano al Maggiore di Modica le condizioni del bambino di nove anni ferito domenica pochi minuti prima che il branco ferisse in maniera mortale Giuseppe Brafa. Dopo un’afasia da shock, il bimbo è tornato a parlare. Le sue condizioni di salute migliorano ogni giorno.
L’allarme non è cessato. Almeno altri due cani violenti continuano a vagolare per quella contrada. Due almeno. La note cala su Punta Pisciotto. Domani sarà un altro giorno di ricerca. Paziente e minuziosa.
Sergio Bramante scruta i cani mentre cadono nella trappola: il mangime con anestetico.
La capobranco cade nella trappola
I cani fanno ritorno a casa Giglio a ora di pranzo
La capobranco si arrende
Capobranco in gabbia
L’intervista a Sergio Bramante:
© Riproduzione riservata