Moda e Gossip
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03/07/2025 23:46

Sandro Pertini, riapre la casa a Fontana di Trevi dove visse con la moglie

Ecco la «mansarda» del presidente partigiano

di Redazione

Roma – Che Sandro Pertini, partigiano e medaglia d’oro al valore militare, sarebbe stato un presidente della Repubblica fuori dagli schemi fu chiaro subito. Dai suoi primissimi atti, come la rinuncia alle stanze del Quirinale adibite ad appartamento presidenziale, riservate alla più alta carica dello Stato e alla sua famiglia. Eletto nel 1979, Pertini gli preferì la cosiddetta «mansarda» affacciata su Fontana di Trevi: circa 100 metri quadri al quinto piano di Palazzo Castellani, realizzato nel 1869 da Augusto Castellani a piazza Trevi 86 (o via della Stamperia 86). Per 12 anni è stata la sua casa romana, fino alla morte nel 1990, e per ulteriori 15 quella della moglie Carla Voltolina. Adesso l’appartamento, dopo anni in cui è rimasto inabitato e in disuso, ha aperto le sue porte al pubblico.

Si chiamerà Casa Pertini Voltolini e farà parte dell’itinerario nazionale delle «Città Presidenziali». Sarà la prima residenza privata di un presidente della Repubblica ad essere aperta al pubblico. Al suo interno si potranno scoprire oggetti personali, documenti, opere d’arte e le celebri pipe del Presidente, che raccontano la dimensione più umana e autentica di due figure straordinarie della nostra storia repubblicana. Gli ambienti che saranno aperti al pubblico rappresentano il cuore della residenza e ne conservano intatta la memoria: la biblioteca-studio, il salotto, la sala da pranzo, la camera con il piccolo letto di Pertini (l’unico dove riusciva a dormire dopo gli anni di prigionia nella Seconda Guerra Mondiale) e infine il Terrazzo del Tricolore, dal quale si gode un panorama unico sul Palazzo del Quirinale, sulla cupola di San Pietro e sul Vittoriano.

L’appartamento, di proprietà del Comune di Roma, li ha ospitati dal 1978, ovvero dall’inizio del mandato presidenziale di Pertini (che si rifiutò di vivere al Quirinale), fino alla morte: arrivata per entrambi in questa casa, lui nel 1990 e lei nel 2005. Da allora la dimora è rimasta inabitata, chiusa per vent’anni, quasi dimenticata. Fino ad oggi, con l’apertura per la prima volta al pubblico in versione casa-museo dopo un profondo restauro, curato dagli Stati Generali del Patrimonio Italiano (ente che lo ha preso in concessione) presieduti da Ivan Drogo Inglese, e un investimento di 100 mila euro.

Ed è subito boom di prenotazioni: «Ne abbiamo ricevute 500 in due ore dopo l’annuncio dell’inaugurazione», racconta Drogo Inglese. «Si entra a piccoli gruppi, in tutto 70 visitatori al giorno (il biglietto per l’ingresso con visita guidata di 45 minuti costa 15 euro, ndr.), perché vogliamo farli sentire come veri ospiti di questa coppia straordinaria della nostra storia, che non amava ricevere troppe persone insieme. Frequentavano pochi amici, tra i quali spiccava Francesco Cossiga».

La ristrutturazione ha mantenuto l’assetto originario dell’eccezionale «mansarda»: un salotto, una sala da pranzo, lo studio del presidente partigiano, la camera da letto con cabina armadio, una piccola cucina («perché Carla non amava cucinare», svela Drogo Inglese) e la famosa «Terrazza del Tricolore», così chiamata perché quando Pertini rientrava a casa dal Quirinale l’attendente issava la bandiera italiana. In tutto 170 metri quadri, «e non 37 come raccontano certe fake news nate, forse in buona fede, per rafforzare la narrazione di una coppia amante dell’understatement», precisa il presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano. L’esposizione rispetta le volontà di Voltolina, che prima di morire si raccomandò che quell’appartamento non diventasse lo spioncino sulla vita familiare dei Pertini. Così l’aspetto voyeuristico è ridotto al minimo, ma l’emozione non è affatto compromessa.

Ci sono le pipe di Sandro e i monili di Carla: «Lei amava quelli in rosso, un colore che indossava sempre». Ci sono le raffinate cravatte di Pertini, molte griffate comprate in Francia (la coppia aveva una casa a Nizza), una borsa di Voltolina firmata Pierre Cardin. Ci sono le foto: con Alberto Sordi, Francesco Cossiga, la regina Elisabetta II d’Inghilterra, Ronald Regan e quella celebre di Pertini inginocchiato sulla bara di Enrico Berlinguer. E ancora, le pantofole, i gemelli, il profumo, i libri, il telefono con cui chiamò Pippo Baudo in diretta sulla Rai, la scaletta con cui il presidente si affacciava per godere della vista sul centro storico e il tavolo da pranzo spesso usato come tavolo da gioco: «Pertini era un grande giocatore di scopone».

I visitatori potranno sedersi nelle due poltroncine della terrazza, ma anche alla scrivania nella biblioteca studio dove il presidente, che soffriva d’insonnia, aveva voluto anche un lettino singolo per non disturbare sua moglie. Infine le opere d’arte, a cominciare da un quadro di Aligi Sassu e da uno di Novella Parigini, dono di Federico Fellini grande amico della coppia, come Giorgio Forattini che a Pertini regalò la sua statua-caricatura. Manca, ma Drogo Inglese conta di riuscire ad averlo presto dal museo civico di Savona, «La colazione del pastore» di Sirio Midollini che campeggiava sul letto. E presto arriveranno (sono in fase di catalogazione) cento volumi di Pertini che saranno a disposizione di ricercatori e studenti.