di Redazione


Cadere da un muro alto tre quasi tre metri, ti dà tutta la consapevolezza di quanto tu sia fragile e di come la tua vita, il tuo poterti muovere, camminare, sia legato all’esile filo della fortuna. Una leggerezza, un passo falso, una imprudenza e precipiti, la roccia ti colpisce la spalla, la testa, la schiena. Poi ti ritrovi fermo, immobile, col fiato fermo e ti chiedi che è successo, se sei vivo, cos’è tutto quel silenzio, poi il dolore… La mano del vicino che ti soccorre, gli occhi di chi ti parla, quegli occhi, che riconosci subito, sono la vita, sono tutto l’universo e il tuo passato e il tuo presente, sono il segno che non sei solo, che Dio, Dio stesso ti guarda e ti fa sentire che ti è vicino attraverso gli occhi dell’amico che ti soccorre.
Ti riprendi, cerchi di muovere un braccio, la testa, un poco alla volta il sangue e il calore tornano a scorrere, la luce del sole è troppo forte, hai voglia di penombra.
Mi alzo un poco, cerco di arrivare alla macchina, scendendo i gradini della vecchia Scicli sempre materna, anche adesso, nei suoi silenzi ospitali. Nel trambusto non mi accorgo di passare davanti alla statua del buon San Guglielmo, vecchio, sapiente, eterno e buono: lui qui, di Scicli, conosce ogni pietra, ha visto crescere ogni casa, ogni chiesa, ogni palazzo.
Carlo, pratico della strada e delle scorciatoie, mi porta al Busacca in due minuti. Pronto soccorso, Radiologia, Ortopedia. Si raduna un gruppetto di amici affettuosi che aspettano notizie, Giovanni, Beatrice, Cesare:mi spiace che debbano perdere così il loro tempo. L’amicizia degli Sciclitani!
E’ passata; ora sono, dolorante, a casa, domani torno a Venezia. Tre costole rotte, qualche ammaccatura: poteva andare peggio, ma i dolori sono forti.
Ho letto che il presidente Lombardo ha chiesto a un nostro Veneto, esperto nella gestione di ospedali e di politica sanitaria, di dare la sua consulenza per la sanità siciliana. Io non ho niente da dire ovviamente, ma devo, voglio testimoniare che a Scicli, al Busacca sono stati bravi, medici e infermieri. Gentili, competenti, premurosi, attenti: dal medico del pronto soccorso, subito rassicurante nella sua pronta diagnosi; dal radiologo acuto e lucido nel leggere i segni arcani delle lastre; all’ortopedico, una giovane signora che sa il fatto suo e che dà con esperta competenza le indicazioni sul da fare.
Insomma, non è proprio il Busacca il monumento che volevo conoscere di Scicli, ma ringrazio Scicli di avere un Busacca! Guai se non ci fosse! Per gli abitanti anzitutto, ma anche per i turisti. Se Scicli vorrà crescere anche come polo turistico importante, qualificato, rivolto a persone esigenti e attente alla qualità del soggiorno, la presenza di un buon ospedale è essenziale. Anzi, la fama di un buon ospedale è un biglietto da visita che vale quanto la bellezza dei monumenti d’arte presenti in una città.
A proposito di monumenti: la sera prima era aperta la chiesa di San Michele. Che meraviglia! Che finezza! Elegante come sanno esserlo solo certe chiese delle suore. Un gruppo di fedeli, quasi tutte donne, recitavano le litanie lauretane. Salus infirmorum, Auxilium Christianorum…In fondo alla chiesa, un solenne San Guglielmo, vecchio, sapiente, eterno, buono…. anche con i foresti. Grazie.
Sandro F.
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