Cultura
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15/11/2007 23:26

Sciascia e la torta Savoia, i segreti della pasticceria Di Pasquale

di Giuseppe Savà

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Non deve avere creduto ai suoi occhi Leonardo Sciascia, il giorno in cui nella sua casa di contrada Noce, a Racalmuto, gli venne recapitata a sorpresa una torta a forma di libro, intitolato “Invenzione di una Prefettura”.

Sciascia aveva trascorso a Ragusa diversi mesi, per raccogliere i documenti che gli permisero di raccontare il modo in cui il regime fascista aveva inventato Ragusa come capoluogo di provincia, e dall’Hotel Montreal si spostava volentieri in corso Vittorio Veneto 104, per una fetta di torta Savoia della pasticceria Di Pasquale.

E quel libro a forma di torta era un inatteso e graditissimo regalo dei fratelli Enzo e Ciccio Di Pasquale.

L’incontro della pasticceria più rinomata della Sicilia con la letteratura era avvenuto per la verità già qualche anno prima, quando Guido Piovene, accompagnato dal decano dei giornalisti iblei, Vittorio Pirrone, rimase conquistato dalle “teste di turco” sino a includere una tappa da Di Pasquale nel suo “Viaggio in Italia”.

Una storia antica, quella dei Di Pasquale, giunta oggi alla seconda generazione. Iniziò Vincenzo Di Pasquale, sul finire del secolo scorso, con un mulino ad acqua con cui produceva farina. Il figlio, Giovanni, nel 1948 si trasferì a Catania, per formarsi alla pasticceria Spinella, a fianco di tale Antonio Condorelli, che da lì a qualche anno avrebbe dato vita alla famosa tradizione dei torroncini in quel di Belpasso. Il 3 dicembre del 1950, in corso Vittorio Veneto, a Ragusa, apre la pasticceria, dopo un ulteriore periodo di apprendistato presso il bar del fratello, il Caffè Roma, e di un altro pasticcere, la cui creatività gli era valsa il nome di “Cicciu u magu”.

Giovanni riuscì a conquistarsi subito la fiducia e la stima dei ragusani, che lo convinsero ad aprire la caffetteria. Fu un successo.

Dal 1951 ad oggi la Prefettura ha sempre affidato ai Di Pasquale il banchetto della Festa della Repubblica e degli auguri di Natale. Ininterrottamente. Sino all’apice del prestigio: l’organizzazione del banchetto per il Presidente della Repubblica Ciampi, e per la venuta a Ragusa del Cardinal Sodano, in occasione dell’ordinazione episcopale di Monsignor Di Quattro.

Nel 2002, nel 2007 e ora anche per il 2008 il Gambero Rosso ha incluso Di Pasquale tra i venti bar-pasticcerie migliori d’Italia, riconoscimento tributato ex aequo, mentre l’11 novembre a Milano la guide del Golosario, di Paolo Massobrio, assegnerà a Di Pasquale il premio come migliore pasticceria d’Italia.

“Io e mio fratello iniziammo a fianco di papà già all’età di sei, sette anni –ricorda oggi Enzo Di Pasquale-. Facevamo quello che oggi si chiama “catering”. Per noi erano semplicemente i matrimoni. Non esistevano le sale banchetto, e il rinfresco veniva offerto nei saloni delle chiese. Ci spostavamo da Caltagirone, a Gela, Pachino, Avola e Catania”. Il 20 ottobre del 1973 nasce la sala banchetti, in contrada Bettafilava, a Ragusa, e la tradizione di qualità assoluta si perpetua da allora anche in quella attività. Ma qual è il segreto di Di Pasquale? “Le tre emme –risponde secco Enzo-. Per fare un prodotto di qualità occorre la macchina, la mano e la materia prima. E la ricerca della qualità in maniera maniacale. Da noi trovate solo il pistacchio di Bronte, e la mandorla di Avola, non troverete mai prodotti di second’ordine. Siamo sempre stati disposti a comprimere gli utili pur di dare il migliore prodotto possibile ai nostri clienti. E loro hanno compreso e apprezzato”.

Certo, ne è passata di acqua sotto i ponti, se è vero che un cliente, in occasione delle nozze d’oro, ha voluto riprodurre il menù di Di Pasquale del 1957, a fianco a quello del 2007, ma la passione è rimasta immutata. Quella che Enzo definisce oggi “l’arte bianca”, l’amore per la farina, e per ciò che con essa si produce. Con uno sguardo rivolto sempre alle origini, a quelle del nonno mugnaio che mai avrebbe immaginato che il suo nome sarebbe arrivato così lontano nel mondo, e il desiderio che tale tradizione si possa perpetuare ancora per parecchi anni.