Un viaggio nella cultura in Italia
di Redazione

Venezia – Cosa è la cultura nel sentimento degli italiani, nella loro vita concreta?
A rispondere è un eterogeneo gruppo di personaggi, rappresentante delle più diverse aree culturali e creative, da Camilla Baresani a Franco Battiato, Remo Bodei, Pietrangelo Buttafuoco, Carmen Consoli, Lucio Dalla, Massimo Donà, Umberto Eco, Enrico Ghezzi, Antonio Gnoli, Piero Guccione, Carmen Llera Moravia, Francesco Merlo, Laura Morante, Vittorio Sgarbi, Sandro Veronesi.
A raccogliere le risposte Elisabetta Sgarbi, che ne ha poi tratto un film dal titolo Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra. Un viaggio nella cultura in Italia, ispirato alla (quasi) omonima raccolta di poesie di Tito Balestra, edita da Garzanti nel 1979. Dedicato a Luciano Emmer e allo stesso Tito Balestra, il film documentario viene ora presentato al Festival del Cinema di Venezia.
La presentazione a Venezia
Cos’è la cultura e quale posto occupa oggi nelle vite degli italiani: domande complesse a cui Elisabetta Sgarbi prova a rispondere con il suo documentario “Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra”, presentato ieri alla Mostra di Venezia come fuori concorso di Controcampo italiano. «Io non potrei dare una definizione di cultura, e non avrei pensato di girare un documentario su questo tema, prima che me lo avesse chiesto Rai Cinema – ha spiegato la Sgarbi -. Come riflette il titolo, che è un verso del poeta Tito Balestra, la cultura nel documentario appare come qualcosa di molto fragile e meraviglioso, che si conquista, ma che sotto il sole si sciogli, diventa oblio. Va tenuta molto custodita e all’ombra sennò si rischia di perderla».
Il film non fiction, che ha le musiche di Franco Battiato, presente ieri in sala Grande alla proiezione ufficiale, ma non alla conferenza stampa, traccia il suo viaggio sull’idea di cultura girando per l’Italia, da Milano a Scicli, da Bologna a Sabaudia, attraverso decine di luoghi e interventi, raccolti dallo scrittore Edoardo Nesi e il filosofo Eugenio Lio. Fra gli intervistati pescatori, librai, turisti, ristoratori, alternati a personaggi come Lucio Dalla, Umberto Eco, lo scrittore Sandro Veronesi, Battiato, con Carmen Consoli, Laura Morante, Antonio Rezza, Enrico Ghezzi e il fratello della regista, Vittorio Sgarbi.
«È stato un viaggio molto lungo, abbiamo accumulato 150 ore di girato – continua la regista -. Non volevamo dare un significato definitivo al termine cultura, ne abbiamo raccontato la ricerca, riprendendo le reazioni delle persone che attraverso le domande si trovavano a rifletterci.
La cultura sono anche i paesaggi che abbiamo potuto vedere attraverso le persone». Dal documentario vengono confermate la scarsa propensione degli italiani alla lettura (come si spiega, solo un italiano su 10 è un lettore abituale), motivata, da molti, con la mancanza di tempo, e la sempre minore influenza degli intellettuali sulla società. Per Sandro Veronesi «gli intellettuali sono in una marginalità dorata, quello che dicono non serve a nulla».
Laura Morante sottolinea soprattutto l’influsso negativo del piccolo schermo: «La cattiva televisione è l’oppio dei popoli, ha fatto uno scempio, ha provocato una tragedia culturale». Per il giornalista Pietrangelo Buttafuoco «questi anni saranno ricordati solo per Silvio Berlusconi.
Anche con tutte le sue stravaganze è il più perfetto esempio di comunista realizzato, di fantasia al potere». Battiato sottolinea il malcostume della politica italiana: «I politici dovrebbero essere come amministratori di condominio, ma in Italia gli amministratori si sono impossessati del palazzo e hanno cacciato i padroni di casa». Franco Scaglia, amministratore delegato di Rai Cinema, che ha coprodotto il documentario con la Betty Wrong ha detto che «stiamo costruendo rapporti con rete e testate Rai. Questi documentari saranno trasmessi, da spazi come Speciale Tg1, che garantisce almeno un milione di spettatori». Nella foto, Piero Guccione, con i regali per il suo 75esimo compleanno
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