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18/09/2007 09:48

Sette anni di debiti

di Redazione

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All’inizio fu una discarica subcomprensoriale, al servizio di Scicli e Pozzallo.
La vicenda della discarica di San Biagio prende le mosse dalla seconda metà degli anni novanta. Sindaco di Scicli era Adolfo Padua, e l’allora consigliere Bartolomeo Falla, insieme alla maggioranza di centrosinistra, votò l’allocazione a San Biagio di una nuova discarica, dopo che la vecchia discarica di contrada Petrapalio era ormai satura.
Il nuovo impianto avrebbe dovuto servire Scicli e Pozzallo, diventando così subcomprensoriale. Il Comune rivierasco, come è noto, ha un territorio troppo risicato, e non avrebbe trovato spazio per ospitare una tale struttura. L’altro subcomprensorio individuato dalla Regione era quello di Modica e Ispica, che non trovarono mai accordo sull’individuazione del sito. L’amministrazione comunale del tempo, presieduta da Meno Ruta, e l’opposizione che era maggioranza in consiglio (Piero Torchi era capogruppo del Ccd) hanno convenuto il territorio di Modica è troppo “antropizzato” perché possa ospitare una discarica. Dove per “antropizzato” si vuol dire che è troppo densamente abitato. E a fronte di oltre dieci siti candidati, non ne fu individuato nessuno. A partire dal 2000, prima con ordinanze temporanee, e poi con ordinanze diventate routinarie, la Prefettura dispose che Modica conferisse a Scicli. Da lì a qualche mese stessa sorte toccò a Ispica. Nel novembre del 2002 San Biagio da subcomprensoriale diventò comprensoriale, con il riconoscimento ex post della sua vera natura.
Sin dal 2000 però i rapporti tra Modica e Scicli sono stati tesi, a causa del mancato pagamento del debito accumulato da palazzo San Domenico. Sindaco di Modica era Carmelo Ruta, compagno di partito di Bartolomeo Falla, e il primo cittadino di Scicli chiuse per ben due volte i cancelli di San Biagio, costringendo la Digos a scortare i camion.
Dopo sette anni i numeri parlano da soli. Modica deve a Scicli in totale nove milioni di euro, a fronte dei quali il pignoramento portato a termine venerdì è di cinque milioni di euro, poco più della metà del debito totale.
Ispica deve versare quattro milioni di euro, e Pozzallo ne deve bonificare quasi tre milioni.
A questi bisogna aggiungere gli interessi, su cui c’è, neanche a dirlo, dissidio circa il quantum.
In totale Scicli deve avere intorno ai sedici milioni di euro. Ma ciò non vuol dire che in questi sette anni i tre Comuni conferitori non abbiano pagato affatto. Modica ha pagato cinque milioni di euro, restando in debito di nove, Ispica ha pagato un milione 200 mila euro, e resta in debito di quattro, Pozzallo ha versato un milione e mezzo di euro, e resta in debito di tre.
Il sindaco Falla ha deciso la strada del decreto ingiuntivo, prima nei confronti di Modica, il maggiore debitore, poi anche di Pozzallo e Ispica. In luglio dal decreto ingiuntivo si è passati al precetto, atto giuridico contro cui palazzo San Domenico si è opposto. Venerdì l’avvocato Cesare Borrometi, legale rappresentante del Comune di Scicli, ha proceduto al pignoramento, la cui esecuzione è stata affidata come di rito, all’ufficiale giudiziario. Il valore dei beni aggrediti è di cinque milioni di euro, mentre il credito vantato da Scicli è, come detto, di nove milioni.
Sono stati pignorati quattro bassi del Palazzo della Cultura, il campo sportivo Vincenzo Barone, il campo sportivo Tantillo di contrada Margione a Frigintini, un immobile al piano terra di corso Umberto I, al civico 454, un immobile in via Fontana al civico 261, un altro in via Calamezzana, al civico 125, uno in via Regina Margherita, al civico 30, un terreno in contrada Sant’Ippolito, e infine diversi terreni in contrada Cozzo Lupi, vanella 60 e vanella 12. Un ultimo immobile si trova in viale Regina Margherita, ai civici 109-111.
Tutti beni dichiarati alienabili dallo stesso consiglio comunale di Modica in una delibera varata un paio di anni fa. E Scicli ha già dato mandato all’avvocato Cesare Borrometi di procedere con il decreto ingiuntivo verso Pozzallo e Ispica.