di Giuseppe Savà


Roma – “Santi e Chiese che ci guardano da sempre/Cicatrici diventate più deboli/Tutti giusti a parte noi/A parte noi”.
“Sciclitano”.
È il nome d’arte del rapper romano che fa il pieno di pubblico nei concerti nella Capitale e nel Lazio.
Lui ha 21 anni, si chiama Andrea e la famiglia di papà ha origini siciliane di Scicli.
Storie di emigrazione, prima in Libia, dove la cultura familiare siciliana si cristallizzò in un ricordo immobile, poi a Roma dove la famiglia di Andrea oggi vive.
“Ho deciso di chiamarmi Sciclitano perché sento di essere di Scicli -racconta Andrea-. La cultura della mia famiglia è di Scicli e qui siamo tornati fino a qualche anno fa trascorrendo le estati a Donnalucata (quanto mi mancano!)”.
Scicli-Tripoli-Roma è stato il triangolo di viaggio di questa famiglia siciliana che ha dato i natali ad Andrea, classe 2003, 21 anni fatti di grandi ascolti musicali.
“Sono cresciuto con Fabrizio De Andrè, Franco Califano e Lucio Battisti, un tridente insolito per un ragazzo della mia età, ma sono loro ad avermi formato. Oggi faccio musica rap con influenze cantautorali, ho pubblicato il mio primo disco, si intitola “Santi e Chiese”, mi esibisco a Roma e nel Lazio, ma il mio sogno è poter tornare forse già questa estate a Scicli, mal che vada l’estate prossima”.
Andrea ha un suo pubblico di coetanei ventenni che lo seguono e popolano i suoi concerti, numerosi e memori dei suoi testi intrisi di vita.
A parte Scicli quale è il luogo del tuo cuore nella tua dimensione intima?
“Amo Trastevere, perché qui è nata mia madre e qui ho trascorso la mia infanzia romana”. Trastevere-Scicli, così diverse, così uguali.
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