Attualità
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16/09/2010 00:33

Si maritau Rosa, Saridda e Pippinedda. Gli Udc siciliani nel Pdl

Le vicende siciliane hanno spesso avuto, nella storia repubblicana, un rilievo politico nazionale

di Redazione

Roma – I ”cuffariani” ora dicono che resteranno, pur nel dissenso, all’interno del gruppo parlamentare Udc. Ma la partita sarà aperta fino al 28, giorno in cui Berlusconi si presenterà alla Camera per ottenere la fiducia. Se da un lato infatti Francesco Saverio Romano assicura che non entrerà mai «nel gruppo di Nucara», dall’altro spiega che «il Paese ha bisogno della responsabilità di maggioranza e opposizione» e che «intende aspettare il discorso» del Cavaliere. 

Ma ancor più c’è una scadenza, prima del 28 settembre, che potrebbe accelerare la crisi tra i ”cuffariani” e il gruppo dirigente nazionale dell’Udc: Raffaele Lombardo ha annunciato per martedì prossimo un nuovo esecutivo regionale in Sicilia che dovrebbe rompere gli ultimi legami con il Pdl (anche con Gianfranco Micciché), allargare le distanze con l’Udc di Romano, Mannino e Cuffaro, includere l’Udc di D’Alia (in linea con Casini), aprirsi all’appoggio esterno del Pd.

Le vicende siciliane hanno spesso avuto, nella storia repubblicana, un rilievo politico nazionale. Questa volta l’impatto riguarda in primo luogo la strutturazione del ”nuovo polo”, confluenza di forze centriste e dei finiani usciti dal Pdl. Il nuovo governo Lombardo infatti vuole essere interno al progetto, pur al netto dell’impronta personale del governatore. Per questo dovrebbero entrare un’assessore dell’Api di Rutelli e uno vicino a D’Alia, oltre a tecnici e politici (tutti rigorosamente non deputati) di area Mpa e finiana. L’appoggio esterno del Pd è legato all’impegno su alcune riforme e al nome di qualche tecnico. Ma soprattutto alla rottura con il Pdl e con i suoi più stretti alleati.

Se Lombardo non deciderà all’ultimo momento di rinviare, è probabile che l’effetto del nuovo governo siciliano si farà sentire nel voto di fiducia al governo nazionale. Un chiarimento è comunque alle porte. Pier Ferdinando Casini ha fatto capire a Chianciano che non intende farsi condizionare nella linea di autonomia del Centro e di costruzione di un ”polo” più grande. Quando ha letto ieri le notizie con la frenata (o il dietro front) dei cuffariani, ha commentato: «Nel nostro partito non ci saranno forzature». Tuttavia, nonostante il peso numerico che ha avuto in passato l’Udc siciliana, l’impressione è che al vertice del partito non c’è alcun timore di una eventuale rottura. «I nostri sondaggi sono buoni come non mai» ha detto ieri Casini a Ballarò. E, secondo alcuni, la non positiva immagine di quella compagine siciliana potrebbe, in caso di fuoriuscita, persino portare effetti positivi all’Udc.

Comunque Casini, per ora, non intende «forzare»: «Sono stati loro a creare un problema, lo risolvano». E come Casini, anche Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione, hanno speso parole di prudenza. In Sicilia comunque l’Udc non può contraddire la linea nazionale e la posizione di D’Alia non può essere confinata ai margini. Di sicuro, se il drappello di deputati che fa capo a Romano e Mannino (con loro ci sono altri due siciliani, Drago e Ruvolo, e il campano Pisacane), pur restando formalmente nel gruppo Udc, dovesse votare in modo difforme sulla fiducia al governo, allora la rottura sarebbe ugualmente sancita. Silvio Berlusconi ha bisogno subito dei voti dei cuffariani per raggiungere alla Camera quota 316 senza i finiani. Nei 316 tuttavia sarebbe inclusi i cinque deputati del Mpa di Lombardo, che con Fini ha stretto un patto d’azione e che si avvicinerebbe ancor più all’Udc in caso di rottura con Romano e Mannino.

 

 

 

Si maritau Rosa

Canzone folcloristica che esprime il disappunto di una giovane e nubile ragazza siciliana, di fronte alla constatazione del fatto che Rosa, Rosaria e Giusy siano convolate a giuste nozze, mentre vana risulta la ricerca dell’amato da parte della protagonista. 

Tono struggente, andante: 

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