di Redazione

Passa il tempo, ma il problema rimane. La sicurezza sul lavoro, nel comparto dell’edilizia in provincia di Ragusa, è una questione lungi dall’essere risolta e che, anzi, offre nuovi spunti di allarme. Questo, almeno, quanto emerge nel corso dei periodici controlli effettuati dall’ispettorato del lavoro.
Controlli che, nel corso del 2007, hanno portato a riscontrare 350 irregolarità su 750 ispezioni tecniche effettuate in cantieri dell’area iblea. In pratica, un cantiere su due risulta avere dei problemi più o meno seri sul fronte della regolarità per quanto attiene la sicurezza. Sono dati che fanno riflettere e che le organizzazioni sindacali di categoria, Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil non mancano di sottolineare. Il segretario provinciale della Cisl, Giovanni Avola, dal canto suo, afferma a chiare lettere che nei prossimi giorni sarà riavviata la controffensiva di carattere sindacale nei confronti del lavoro sommerso ed irregolare.
“Bisognerà muovere importanti passi in avanti anche su tale fronte – spiega il segretario Avola -, affinchè la questione possa essere definitivamente risolta. Più volte, per quanto riguarda il lavoro irregolare, abbiamo lanciato degli allarmi, ma sono caduti completamente nel vuoto. Adesso, questi ulteriori dati confermano che le nostre preoccupazioni erano fondate.
Ecco perchè si avverte la necessità di rilanciare la controffensiva su un argomento di fondamentale importanza facendo in modo che l’economia iblea non venga drogata da queste situazioni di irregolarità.
Purtroppo è tutta la questione del lavoro nero, e non solo quello dell’edilizia, – afferma Avola – che non è stata affrontata nel modo corretto in provincia di Ragusa. L’impegno, a dire il vero, non è mancato, ma i risultati latitano. Tanto è vero che l’area iblea, ancora oggi, è una di quelle provincie siciliane maggiormente alle prese con questa piaga assolutamente da debellare”. L’aspetto della mancata sicurezza sul lavoro trova ampio spazio nella piattaforma rivendicativa delle varie sigle del comparto.
E’ stata quindi sollecitata la necessità di sempre più pressanti confronti incrociati tra gli enti che si occupano dell’emersione di casi di lavoratori irregolari, vale a dire l’Inps, la Cassa Edile e l’Inail.
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