Giudiziaria
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14/03/2018 11:31

Siracusa-Gela: dopo gli arresti, bye bye autostrada

Il mega appalto del Cas da 300 milioni di euro è finito così.

di Irene Savasta

Resterà una landa desolata
Resterà una landa desolata

Messina – La notizia degli arresti al Cas per gli appalti della Siracusa-Gela, ha sicuramente decretato il de profundis per la costruzione dell’autostrada Siracusa-Gela. E’ intuile nasconderci dietro a un dito: quell’autostrada, così come il raddoppio della Ragusa-Catania, nonostante i novelli tavoli aggregativi che nascono più dei funghi, non si farà mai. E non lo diciamo per pessimismo: è la storia che si ripete, volta per volta. Se di mezzo c’è un appalto pubblico di milioni e milioni di euro, è sicuro che quell’opera difficilmente vedrà la luce. Il giudice per le indagini preliminari, Salvatore Mastroeni lo mette nero su bianco: le nuove mazzette? Sono le consulenze e lo scrive nell’ordinanza che racconta “l’affare Cas”.

Un affare fatto di tanti affari, secondo la Procura di Messina e che coinvolge amministratori e imprenditori, professionisti e avvocati. Alcuni nomi sono molto noti, come quello di Stefano Polizzotto, già capo della segreteria tecnica dell’ex governatore Rosario Crocetta, poi suo consulente personale anche nei mesi in cui il legale difendeva la Condotte spa (poi diventerà Cosige) di fronte al Tar. Le consulenze oggetto dell’indagine, però, arriveranno poco dopo.

Al centro dell’inchiesta ci sono proprio le consulenze, quella specie di terra di nessuno dove si incontrano la pubblica amministrazione e le società private, i politici e gli “intermediari”. E i giudici ricorrono anche a una citazione, per descrivere il mutamento dei costumi: “Come si usa molto in questa fase storica, non la consegna di denaro, come i sette milioni all’imputato Chiesa, nel notorio processo Mani pulite di Milano, presso il Pio Albergo Trivulzio, ma tangente pagata con ricche consulenze. Meno pericolose, meno avvertite e più giustificabili ove emergono, di un pagamento all’estero, su società nei paradisi fiscali”. Pur sempre una tangente, secondo gli inquirenti, anche se sotto un’altra veste.

“Una delle cose che più colpisce – scrive il giudice nella misura cautelare – è la creazione di un fondo, con i soldi pubblici degli appalti, per consulenze e contatti, una riserva per tangenti e corrompere funzionari alla luce del sole e, ancor di più, che tale fondo sia stato autorizzato dall’amministrazione pubblica e come un subappalto, con un tasso di illegalità neanche facilmente immaginabile”.

L’inchiesta sulla gestione di un mega appalto da circa 300 milioni di euro del Consorzio autostrade siciliano apre spiragli inediti:  stiamo parlando della “consulenza di consulenze”. Un doppio passaggio che coinvolgeva diversi soggetti. Il Cas, ovviamente, che indiceva la gara; la “Condotta spa” (poi Cosige) azienda che si aggiudicava l’affare; la “Pachira” società di consulenza verso la quale veniva indirizzato un budget da oltre 1,6 milioni di euro; infine i consulenti della società di consulenza, cioè gli avvocati. Per la precisione, Stefano Polizzotto e Antonietta Sartorio, sua socia.
Il “garante” era  Antonino Gazzara, già commissario straordinario del Cas, poi vicepresidente dell’ente e una ventina d’anni fa parlamentare nazionale con Forza Italia e anche lui avrebbe avuto incarichi di consulenza sempre tramite la Pachira.

Il punto è che secondo l’indagine del Gip sarebbe nato “l’assurdo subappalto” che non avrebbe avuto una ragione logica “il procedere ad approvare un sub appalto per servizi di consulenza né si comprende e quale sia stata l’ulteriore ragione che abbia spinto la Cosige Scarl a richiedere e ottenere l’ulteriore approvazione o, comunque, comunicare il sub contratto di consulenza tra la Pachira e lo studio legale Polizzotto/Sartorio”.
Una consulenza milionaria, quella ottenuta dalla Pachira da parte della Cosige: 1,65 milioni di euro.
I subcontratti di consulenza non sono certo da meno: mezzo milione per le consulenze di Polizzotto dalla Pachira e altri 150 mila euro per il lavoro della Sartorio. Poi, ecco il mega-subcontratto, firmato il giorno dopo tra Pachira e Cosegi: oltre un milione e seicentomila euro appunto, con i quali finanziare le consulenze ai due avvocati.

La triste realtà è che ormai quasi più nessuno si sconvolge per queste notizie. C’è solo tanta amarezza e invece dovrebbe esserci una sola cosa: indignazione.