di Redazione
Una storia a metà tra il credibile e l’assurdo. Siamo nella Scicli di fine anni Ottanta, un giovane sprovveduto di arte e di parte, un sempliciotto, un puro, un ingenuo, avvia regolare richiesta per avere la concessione della patente di guida. Voleva così risolvere il desiderio di una vita intera: possedere un’automobile, liberarsi dalla costrizione di girare esclusivamente a piedi, vivere la libertà dello spostamento su quattro ruote. Assolti gli adempimenti burocratico-amministrativi, non senza difficoltà, il desiderato documento, però, non arrivava mai. Avere la patente, per lui, era impresa assai ardua. Passarono alcuni anni e, vuoi per costante insistenza, vuoi per qualche aiutino calato dall’alto, la patente di guida finalmente arrivò. Era il 1991 il documento presupponeva la naturale scadenza nel 2001.
Da qui è tutto un susseguirsi di esilaranti accadimenti, a narrarsi, che coinvolgeranno non solo il nostro bel patentato ma anche la sua famiglia, gli amici e tutti quelli che malauguratamente ebbero la sfortuna di viaggiare in macchina con lui. L’autorizzazione alla circolazione “1991 – 2001” fu così interpretata dal nostro beniamino:
il libero uso del documento di guida aveva non una scadenza temporale – circoscritta all’intervallo 1991-2001 – ma di spazio; ovvero, lo spostamento in auto gli era consentito, comprensione sua, per tutte le vie cittadine sino al confine del 2001. Il duemila e uno, il bar-ristorante-tabacchi-pizzeria di viale Primo Maggio, il casello naturale tra Scicli e il quartiere Jungi, il limite da non varcare mai.
Così aveva scritto il Prefetto sulla patente, e Bartolo il protagonista di questa nostra breve storia, rispettava ciò che gli era stato imposto dalla legge. Così tutte le volte che giungeva nei pressi del 2001, il bar, il ristorante, lasciava la macchina e proseguiva a piedi. La benedizione della concessione della patente si tramutò per lui in una vera e propria maledizione: fece più strada a piedi che a bordo della sua auto! E il casello del 2001 divenne cronaca di confine e fantasia.
Scicli, Amministrative di Giugno. Enzo Giannone, si ferma al 2001. Vuoi vedere che sulla patente elettorale del Professore il partito ha imposto un limite propagandistico da non superare? I manifesti di Enzo danno il benvenuto al visitatore della nostra bella cittadina alle porte di Jungi venendo dal mare, tappezzano d’arancio tutto il quartiere di frontiera, e si fermano misteriosamente subito dopo il cavalcavia di Viale Primo Maggio, al Bar 2001, in direzione Scicli. Perché.
Enzo è candidato Sindaco di tutta Scicli, non ad usum Jungi e basta. Non voglio pensare che al professore Giannone sia stata imposta una licenza elettorale di confine -come il limite spaziale della patente del povero Bartolo che lo costringeva a fermarsi al 2001- ma una concessione libera e universale, paritaria e democratica come quella degli altri cinque candidati a Sindaco del nostro paese. E non posso pensare che il professore Giannone tema il confronto con gli altri candidati. Anzi, è vero il contrario. La città ha bisogno di conoscere tutta l’offerta politica per il rinnovo amministrativo di Giugno. Scicli vuole incontrare dal vivo i nocchieri del domani politico e non vederli su inutili e ingombranti manifesti elettorali. La città vuole sentire la voce di tutti e vedere le facce di ciascuno. Scicli ha bisogno di realtà.
Caro Enzo, il mio e di Sciclinews è un invito ad essere realisticamente presente a Scicli, in mezzo alla gente, quella che dovrà votarti, quella che scenderà in campo per il proprio futuro il 15 e il 16 Giugno. Tu non sei un semplice delegato di borgata, tu sei candidato a Sindaco del tuo paese, tutto. Non scordarlo.
Per le strade del centro vogliamo incontrare il professore Giannone e gli uomini e le donne di Città Aperta e di Vivere Jungi, così come troviamo sempre in giro Venticinque e i suoi scudieri, Aquilino e le pregnanti, Susino e gli inconcreti, Bernadetta con gli Alfieri, Venerina e i canterani.
Socrathe
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