Attualità
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27/03/2008 10:07

Socrathe: Le donne violate. La donna negata e oltre

di Redazione

Daniela Santanchè, una scrittrice di sinistra.

Private dei diritti più elementari da una concezione dell’Islam a cui non sappiamo o non vogliamo dare risposte adeguate, inseguite anche nel nostro paese dalle imposizioni più aberranti del fondamentalismo religioso. Le donne violate con il loro grido di aiuto rendono sempre più attuale il monito che l’autrice lancia ai governanti italiani e europei. Perché nessuno debba dimenticare che la libertà delle donne dell’Islam è, in ultima analisi, la libertà di tutti noi. Daniela Santanchè analizza la drammatica condizione in cui si trovano migliaia di donne islamiche che vivono in Italia, denunciando le ambiguità e i silenzi della politica, soprattutto della sinistra “che non sa fare più il proprio dovere”. –Socrathe-

Un articolo di Pierangelo Buttafuoco.

Tutto comincia da ciò che accade alla vagina: un coltello da innesto serve per l’asportazione del clitoride, una lama seghettata viene utilizzata per il raschiamento dei tessuti molli: procedimento che dopo, a infibulazione completata, agevola la cicatrizzazione, anzi la saldatura delle grandi labbra affinché la verginità abbia un sigillo definitivo. In attesa dello stupro nuziale. Tutto ciò secondo un retaggio tribale. Tutto ciò, denuncia Santanchè, secondo un’errata e arbitraria interpretazione dell’Islam. Tutto ciò anche in casa nostra, in Italia, dove, secondo il dettagliato reportage delle Donne violate, l’immigrazione clandestina si accompagna agli abusi e agli orrori.

Un libro che denuncia la tragedia della segregazione delle donne dovrebbe essere libertario, sovversivo, progressista, insomma, molto di sinistra. E invece: «È la sinistra che non sa fare più il proprio dovere. Certo, ho ricominciato là dove 30 e più anni fa aveva finito Ludovico Corrao, il difensore di Franca Viola, la prima ragazza che si rifiutò di sposare il proprio seduttore-stupratore. Oggi è la destra che difende le migliaia di donne costrette alle più aberranti imposizioni del fondamentalismo religioso. Con il silenzio della sinistra resterebbero in catene, autentiche catene, le tante e troppe ragazze islamiche costrette all’oscurantismo».

Leggiamo: «Mangio filo spinato da 18 anni…». Un libro proprio ben scritto. «Peccato che non ci credano che lo scriva io. Ho buttato il sangue in questo lavoro. Ci sono nomi, indirizzi, numeri, statistiche…». Un vero reportage sul dramma che vivono le donne con il velo sradicate e travolte dal modello occidentale. Qui si racconta di Hina, la ragazza pachistana «uccisa in casa», ma anche di Souid, buttata giù dal balcone dal marito, di Amel investita con l’automobile da un parente, di Soumaya, insultata per essersi ossigenata i capelli, di Sobia, avvelenata per via delle sue frequentazioni occidentali, e di tutte le altre dimenticate, nascoste e rassegnate. Tutte imprigionate da un tabù etnico più che da una religione che ha dato grandezze e imperi all’umanità. Una storia su cui la sinistra tace, con un’illustre eccezione, Giuliana Sgrena, di cui Santanchè dice: «Ha avuto coraggio nel suo libro. La sua è l’unica posizione controcorrente nel panorama ideologico della sinistra italiana». Una storia dove la sinistra magari esercita un compiaciuto narcisismo. «Claudio Magris mi fa da faro a proposito di Lilli Gruber col chador: civettare con il proprio io fingendo di occuparsi degli altri è il tratto distintivo del cuore freddo».

Una storia dove la sinistra dovrà far fare il lavoro più difficile alla destra: «Fermare la lama che raschia la vagina».