I baroni, i giornalisti e le querele
di Socrathe

“I giornalisti raccontano fatti e registrano avvenimenti che possono. a volte, non piacere o non essere graditi. Certo non potrà essere una querela per diffamazione a fermare i giornalisti e il dovere di informare i lettori e l’opinione pubblica”.
Il fatto è che siamo arrivati proprio al bagnasciuga dell’intolleranza.
Al di là dei toni fuori misura, di certi accenti concitati, gratuiti e intemperanti che un giornalista -o chi ne fa le veci- adotta per raccontare o commentare dei fatti, la vera realtà è un’altra. I politici vivono la rassegna stampa quotidiana nell’incubo del confronto.
Ovvero, i politici non amano il contradditorio, il giudizio, l’analisi sul loro operato.
Sarebbe più opportuno scrivere che ai politici girano proprio le scatole quando un editoriale, un commento, un articolo, non è abbozzato in stile agiografico.
Però le scatole girano anche ai giornalisti, o a chi ne fa le veci, subire riprensioni per le stolte ribalderie dei politici.
E qui il termine ribalderia, a scanso d’equivoci e di querele, è usato nell’accezione di briccone, monello, birichino. Ieri davanti al Gip del tribunale di Ragusa due imputati, due giornalisti, sono stati chiamati a rispondere del reato di diffamazione nei confronti di un politico di assoluto rilievo in campo provinciale.
E a quei due uomini citati in giudizio va tutta la nostra solidarietà, di giornalisti e di chi ne fa le veci.
Socrathe
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