Attualità
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20/09/2013 13:29

Spm Modica. Cameriera, champagne

Parla Giuseppe Scarpata, Uil

di Redazione

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Peppino Di Capri
Peppino Di Capri

Modica – Ferita al cuore dalla Giunta Buscema per evitare il dissesto finanziario dell’ente, Abbate ne raccoglie i cocci e la lascia lentamente morire: se il Sindaco non agisce con tempestività sulle note di bilancio, la Servizi per Modica, senza troppi indugi, scomparirà.

Non le manda certamente a dire il segretario della Uiltec provinciale,Giuseppe Scarpata, sulla gestione delle criticità della Servizi per Modica da parte dell’amministrazione comunale.

Il segretario della UIL dichiara che «i cento lavoratori della multiservizi del Comune di Modica, costretti da 2 mesi a una severa riduzione dell’orario di lavoro, con applicazione teorica della cassa integrazione in deroga e tagli del 60% sulla normale distribuzione oraria, stanno assistendo in questi giorni, come spettatori passivi, al surreale e tragico smantellamento dei servizi utili alla città e, dunque, della propria azienda.

Il servizio scuolabus, gestito in house fino a giugno 2013 con automezzi e personale in carico alla SpM, viene conferito, oggi, inspiegabilmente a terzi. O meglio, Abbate lascia a casa gli autisti della SpM -costretti alla cassa integrazione quasi a zero ore per far risparmiare il Comune e salvare il salvabile- per favorire una gestione esterna del servizio.

Dove sarebbe il tanto decantato risparmio finanziario per l’ente? Mi chiedo, mettiamo in cassa integrazione i lavoratori della SpM per poi pagare i terzi per l’espletamento di un servizio pubblico che avremmo potuto continuare a gestire in house?

Erano gli automezzi adibiti al trasporto alunni poco sicuri e inaffidabili? Allora si poteva cambiare solo il parco macchine della SpM e far rientrare i lavoratori dalla Cig. Ma così non è stato fatto. Il servizio, secondo il Sindaco, andava affidato a terzi. Senza alcun indugio e, soprattutto, senza alcuna logica contabile sostenibile.

A questo aggiungiamo l’assunzione di un perito chimico in SpM per il controllo e monitoraggio delle acque trattate dai depuratori di Modica e il limen che separa il razionale dal paradosso è presto superato.

Da gennaio i lavoratori vivono col terrore della messa in liquidazione dell’azienda per i minori trasferimenti di bilancio; hanno accettato con mestizia la riduzione dell’orario di lavoro e delle loro retribuzioni per salvare il posto di lavoro e l’azienda stessa, e adesso assistono allo spettacolo increscioso messo in scena dall’amministrazione comunale che – sull’orlo del dissesto economico e finanziario dell’ente e dell’azienda partecipata- si permette il lusso di affidare servizi pubblici a privati mettendo in CIG i propri lavoratori, fare assunzioni di nuovo personale in SpM con una procedura di mobilità in sospeso e riducendo salari e orario di lavoro di tutti i dipendenti per tirar di cassa, e per ultimo, ma non meno importante, conferire incarichi gestionali a cinque zero ad “esperti” in ristrutturazione aziendale e amministrazione unica del personale.

Il sindacato, dinanzi a questo neobullismo decisionale misto a disarmante dilettantismo di periferia nella gestione di un’azienda a totale capitale pubblico, zitto non poteva stare.

L’allarme sociale è già scattato. Non si gioca col futuro lavorativo di 100 famiglie. Non si può non comprendere che l’imprudenza di gestione –con costi alle stelle e debiti in continua esondazione- porterà alla chiusura della società partecipata del Comune di Modica.

Con lo scopo di cicatrizzare in qualche modo il taglio di Bilancio 2013 -realizzato dalla ex amministrazione comunale- con 1,2 milioni di euro in meno utili alla gestione della SpM, rispetto ai 3, 6 previsti, abbiamo siglato, responsabilmente, presso la direzione territoriale del lavoro un’intesa per una CIG speciale, con l’auspicio di un decreto regionale o statale ad hoc per la SpM, così come avvenuto per altre partecipate comunali a totale capitale pubblico in Sicilia, per l’utilizzo degli ammortizzatori in deroga. A due mesi dall’applicazione dell’accordo il decreto non è stato ancora partorito dall’assessorato regionale al lavoro. I lavoratori intanto se ne stanno a casa a rotazione con turni ridottissimi di lavoro e retribuzioni falcidiate dal minor orario espletato. Il loro futuro lavorativo è veramente appeso a un filo.

E l’amministrazione che fa? Abbate chiede un decreto d’urgenza di cassa integrazione in deroga alla regione siciliana per tamponare la ferita che il suo predecessore ha inferto alla Servizi per Modica e, ad interim, si dà alla gestione champagne della propria partecipata, facendo nuove assunzioni, nominando e pagando esperti costosissimi e affidando a terzi i servizi di utilità pubblica».