di Redazione
“Siamo una famiglia di lavoratori, mio figlio stasera aveva finito di lavorare alle sei, era venuto a Scicli da Cava d’Aliga per assistere alla festa della patrona.
Non si dava pace il proprietari dell’Alfa 147 oggetto di un probabile incendio doloso nella notte tra sabato e domenica, in via Arcieri, di fronte alla stazione ferroviaria.
Erano da poco passate l’una di notte quando dal cofano motore dell’Alfa le fiamme sono divampate. Sul posto i vigili del fuoco di Modica, i carabinieri di Scicli e circa duecento persone che, in transito sul corso Mazzini mentre facevano rientro a casa dopo la festa delle Milizie, si sono fermate per assistere alle operazioni di spegnimento del rogo.
L’odore acre del fumo, il dejavu di una scena vista sette anni fa. L’incendio di un’Alfa 156 di proprietà di un romano venuto a trovare dei parenti in occasione della festa. Proprio lì, in quel posto.
Stavolta il proprietario dell’auto è un bidello cinquantenne di Cava d’Aliga, G.A., anche se in realtà, la 147 era usata dal figlio.
Incredulità, stupore e rabbia. Sono i tre sentimenti che hanno pervaso i presenti che hanno assistito alla totale consunzione dell’auto. I cerchi in lega leggera sono stati l’ultimo baluardo che il fuoco è riuscito a liquefare.
Il problema degli incendi dolosi alle auto e il grande tema della sicurezza notturna sono la piaga che Scicli da oltre un decennio non riesce a risolvere.
Attori diversi nel corso degli anni si sono avvicendati in questo “sport”, così facile da praticare. Basta pochissimo per mandare in fumo decine di migliaia di euro. I garage sono insufficienti ad accogliere tutto il parco macchine, e l’indice di incendi di auto per abitanti è più alto al mondo, probabilmente.
Dall’inizio dell’anno sono undici gli automezzi incendiati a Scicli, e sedici gli incendi dolosi in tutto. La media è di un auto incendiata ogni tredici giorni. Scicli ha battuto ormai ogni record e ogni statistica. Fatto incredibile, tale media si mantiene da circa undici anni, con alti e bassi. Quasi che l’incendio delle auto sia un fatto normale, con cui convivere, e rispetto a cui rassegnarsi. Una società in degrado, che non riesce a scrollarsi di dosso questa iattura, una maledizione per una comunità che non riesce a trovare serenità.


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