di Redazione
L’imputato è colpevole di maltrattamenti in famiglia e tentata violenza sessuale. Lo ha ritenuto tale il Collegio Penale del Tribunale di Modica(Giovanna Scibilia, presidente, Fabio Ciraolo e Patricia Di Marco, a latere)alla fine della camera di consiglio per il processo a carico di Salvatore B., sciclitano, difeso dall’avvocato Giovanni Di Pasquale. I magistrati lo hanno condannato a due anni e sette mesi di reclusione, pena condonata per quattro mesi e dieci giorni, all’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela e lo ha escluso dalla successione della persona offesa. L’interessato, secondo il pubblico ministero, Maria Mocciaro, avrebbe perpetrato il reato nei confronti della propria convivente circa tre anni fa. Sulla base del castello accusatorio sembra che l’uomo abbia messo in atto i suoi atteggiamenti vessatori malmenando la parte lesa per futili motivi ed anche di notte e, più specificatamente, visto che soffriva in genere d’insonnia, l’avrebbe costantemente “importunata” chiedendole il rapporto sessuale. Quando la donna si sarebbe rifiutata di sottostare alle voglie del compagno, questi l’avrebbe minacciata. I magistrati in precedenza avevano interrogato la giovane ed i suoi genitori. Tutti avevano confermato i fatti, anche se avevano attenuato la posizione dell’imputato facendo rilevare come questi avesse sofferto di periodi di depressione, di uno stato di salute precario e di continui stati d’ansia. Il consulente tecnico d’ufficio, lo psichiatra Francesco Arezzo, nel corso della sua deposizione era stato chiaro. “L’imputato se non assume specifici farmaci è un soggetto socialmente pericoloso”. Il Ctu aveva confermato di avere eseguito una perizia psichiatrica, che doveva, per l’appunto, fare capire se l’uomo nel momento in cui commise il reato oggetto del processo a proprio carico, era nelle condizioni di intendere e di volere.
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