Non si contesta la colpa ma il “dolo”
di Redazione
Milano – Mentre la Corte di Cassazione respinge la richiesta del tribunale di Milano sulla competenza territoriale per il commissariamento di Tod’s – e proprio mentre il governo è al lavoro su un disegno di legge già approvato in Senato per “tutelare” la reputazione delle aziende Made in Italy – la procura di Milano iscrive nel registro degli indagati tre amministratori di Tod’s e la stessa società sulla base della legge 231, con l’accusa di caporalato.
I tre sono Simone Bernardini, Operations – Footwear and LG Trade Compliance – BOM Manager, Mirko Bartoloni, Supply Chain Industrial Director, e Vittorio Mascioni, Compliance specialist – Tempo e Metodo. Gli inquirenti contestano la violazione delle norme sugli orari di lavoro, sulla sicurezza e l’igiene, paghe sottosoglia da 2,75 euro all’ora e non commisurate alle ore lavorate, operai costretti a vivere in condizioni alloggiative degradanti. Tutte situazioni già visibili in altre filiere, già commissariate per decisione del Tribunale di Milano (l’ultimo grande marchio coinvolto è stato Loro Piana). Ma quello di Tod’s si sta configurando come caso più grave: qui gli audit che mettevano in guardia contro lo sfruttamento e la mancanza di sicurezza erano stati fatti, e la realtà era stata messa nero su bianco. L’azienda non ne ha tenuto conto. Per questo dalla colpa contestata agli altri brand si è passati al “dolo”.
Per la prima volta viene indagata la società e tre manager interni. Rischiano fino a sei anni di reclusione (fino a 8 in caso di minacce e violenza).
A Tod’s viene contestata con «colpa organizzativa grave» al limite dell’«atteggiamento doloso», l’assenza di «modelli adeguati» a prevenire il reato di caporalato da parte di soggetti apicali. In particolare l’esternalizzazione del servizio di “audit” sulla società Bureau Veritas, specializzata in analisi del rischio, dalle cui ispezioni sarebbero emersi «numerosi indici di sfruttamento». Tod’s si sarebbe dotata, di fronte a queste evidenze di strumenti di prevenzione dal valore soltanto «cosmetico»: ha commissionato gli audit senza tenerne conto.
Tod’s, secondo i pm, avrebbe sfruttato almeno 52 lavoratori di 6 diversi opifici attivi nella filiera del colosso marchigiano di calzature, pelletteria e abbigliamento. Il pm Paolo Storari ha chiesto quindi al gip di Milano, Domenico Santoro, di disporre la misura interdittiva del «divieto di pubblicizzare beni e servizi» per 6 mesi. L’udienza è fissata per il 3 dicembre.
L’inchiesta era partita da 2 fornitori, di Baranzate, nel milanese, e Vigevano, nel pavese, entrambi in Lombardia, ma poi si era spostata anche nelle Marche, e si era inizialmente concentrata sulla realizzazione delle divise interne usate dai lavoratori. Per questo il tribunale di Milano non aveva proceduto all’amministrazione giudiziaria, soprattutto per motivi di competenza territoriale. Da qui, il ricorso in Cassazione della procura, che – in base a quanto dichiarato dalla stessa società Tod’s – ha respinto la richiesta di amministrazione giudiziaria da parte dei giudici milanesi, ritenendo che la competenza territoriale debba passare ad Ancona.
Tornando all’indagine della procura milanese, lo sfruttamento di cittadini, soprattutto cinesi negli opifici anche di Senago e nelle province di Macerata e Fermo (Monte San Giusto e Torre San Patrizio), sarebbe invece avvenuta con la «piena consapevolezza». I fornitori coinvolti sono al momento 67. Tod’s si sarebbe avvantaggiata di un «sistema illecito» che ha «generato enormi profitti grazie allo sfruttamento della manodopera cinese (pesantemente sottopagata)» e non ha «ad oggi modificato in alcun modo il proprio modello organizzativo e continua ad avere come fornitori alcuni soggetti coinvolti» in questo «procedimento». C’è, dunque, un «grave pericolo di reiterazione» del caporalato. Lo scrive il pm di Milano Paolo Storari.
Dalle immagini riportate nella richiesta dei pm si vede chiaramente che i dormitori sono stati ricavati in aree dei magazzini e che ai macchinari sono stati tolti i dispositivi di sicurezza.
«Tod’s prende atto che la Corte di Cassazione ha rigettato ieri le richieste e il ricorso del dottor Paolo Storari. In merito alle nuove contestazioni sulla medesima vicenda, la società sta ora esaminando con la stessa tranquillità l’ulteriore materiale prodotto, con preoccupante tempismo, da Storari». Lo afferma in una nota la spa.
Stop alla pubblicità per sei mesi
Vietare per 6 mesi all’indagata Tod’s di fare pubblicità dei prodotti, misura interdittiva per arginare «la cecità intenzionale di Tod’s» sullo «sfruttamento di manodopera in stato di bisogno», come 53 cinesi in 6 opifici di fornitori e subfornitori ispezionati dai carabinieri del Nucleo Tutela Lavoro tra il 15 ottobre 2024 e il 27 maggio 2025 a Milano, Vigevano e Macerata. All’Ufficio Gip di Milano, che deciderà nell’udienza notificata per il 3 dicembre al non indagato legale rappresentante Diego Della Valle dal gip Domenico Santoro, lo ha chiesto il 29 ottobre la Procura dopo aver acquisito «i significativi risultati» degli audit commissionati in passato da Tod’s al suo certificatore «Veritas Bureau», e poi però ignorati da Tod’s nonostante le «rimarcate gravi violazioni» su «15 fornitori nel 2023, 24 nel 2024, 28 nel 2025».
© Riproduzione riservata