di Redazione
Piero Torchi batte cassa. Vuole mezzo milione di euro almeno dal Consorzio universitario.
«Mi sembra una richiesta legittima. In provincia ci sono quasi quattromila studenti universitari ed a Modica, nei tre corsi attivati, ci sono 1.300 studenti. Ai quasi mille studenti di Scienze del governo vanno sommati i 300 di Economia aziendale per una presenza significativa in città. Non vedo perché finora non abbiamo avuto alcun contributo statale e regionale, che è stato incamerato tutto dal Consorzio universitario per finanziare i corsi funzionanti nel capoluogo».
Il sindaco ritiene che sia giunto il momento per discutere tutta la faccenda universitaria.
E comincia proprio dai contibuti che Modica non ha ricevuto: «Bisogna – chiarisce – ripensare il tutto e Modica pone la questione perché non vuole essere discriminata, ma tenuta nella dovuta attenzione. L’unico contributo che c’è stato dato dal Consorzio è stato quello per l’istituzione del corso di Economia aziendale, allora concesso quale compensazione per la mancata istituzione di Giurisprudenza. Succede invece regolarmente che la gran parte delle risorse va ad una corso di Medicina che costa alla comunità iblea quasi sei milioni di euro».
Oltre al fronte aperto con il Consorzio universitario, a cui, dopo il rinnovo del consiglio d’amministrazione (già scaduto) chiederà conto e ragione, Piero Torchi ha avviato anche un confronto con i presidi di Scienze Politiche, Giuseppe Vecchio, e di Economia, Carmelo Buttà, che ieri sono stati a Palazzo San Domenico insieme al presidente del corso di laurea di Scienze dell’amministrazione Giuseppe Barone.
Torchi e le autorità accademiche hanno parlato soprattutto di un ridimensionamento delle spese per i corsi attivi in città.
Nel bilancio che andrà in Consiglio nei prossimi giorni per l’approvazione, al capitolo università sono stati infatti iscritti un milione 200mila euro rispetto al milione 600mila finora finora previsti dai bilanci passati. Per il prossimo biennio, Modica prevede di spendere 800mila euro in meno grazie al ridimensionamento delle spese sulle quali i presidi delle due facoltà si sono trovati d’accordo.
Si tratta di 400mila euro l’anno derivanti da tagli a supplenze, missioni, incarichi, spese ordinarie che sono state già individuate.
«La qualità dei corsi non verrà meno, manterremo lo stesso standard, ma opereremo sui costi accessori previsti nella convenzione», dice il sindaco.
Vecchio, Barone e Buttà hanno posto anche il problema del rientro dai debiti fin qui accumulati dall’amministrazione comunale in cinque anni di Scienze del governo e tre di Economia, oltre a quelli del corso di specializzazione in Patologia aviaria. Ci sono due milioni e mezzo di euro che l’Università di Catania deve avere per il cui pagamento adesso vuole certezze. Un piano di rientro è stato concordato con Palazzo San Domenico: il sindaco si è impegnato a pagare all’Università 120 rate mensili da venti mila euro per dieci anni per chiudere il contenzioso ed assicurare buoni rapporti futuri con l’ateneo catanese.
L’accordo così formulato sarà successivamente sottoposto al rettore.
Se accettato, sarà quindi sottoscritto nel corso di una riunione che si terrà in rettorato a Catania.
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