Stratificazioni millenarie
di Paolo Nifosì


Modica – Non è stata scritta ancora una storia del Castello di Modica. Sono stati analizzati alcuni momenti delle stratificazioni millenarie che su quella rocca si sono avute e purtroppo molte tracce e testimonianze nel tempo sono state cancellate. Il contributo più sistematico è quello di Fortunato Pompei, Il Castello di Modica tra il XVII e il XVIII secolo pubblicato i Archivum Historicum mothycense, n. 3, novembre 1997; altri contributi sono quelli di Giorgio Cavallo, di Giorgio Buscema oltre a quelli archeologici di Anna Sammito e Giovanni Di Stefano e di Giuseppe Terranova).
La prima citazione del castello è del 1272 nello Statutum Castrorum Siciliae. Fu la residenza dei vari conti o dei loro amministratori. Le notizie più interessanti sul castello ci vengono fornite da Placido Carrafa che scrive intorno alla metà del Seicento: “Magnifico, e ben difeso, torreggia nella parte media della città, sul ciglione d’una rupe. Riguardevole edificio è desso si per la sua ampiezza, che per la vetustà delle mura ancora esistenti, a grandi spese e con troppa arte costruite. Il superbissimo palazzo del Governatore e molte altre case di paesani vi sono, per lo servizio dei quali vi stanno tre chiese dedicate a dei Santi”. Il Carrafa continua citando tre chiese all’interno del suo perimetro: la chiesa di Santa Maria, la chiesetta di San Cataldo, cappella dei conti, costruita dai Cabrera, e la chiesa di San Leonardo al servizio dei carcerati; le carceri, una torre poligonale, vicino alla chiesa di San Giuseppe, una porta verso mezzogiorno, davanti alla quale c’era un ponte levatoio che già ai tempi del Carrafa era stato eliminato. Tra le architetture antiche all’interno del recinto il Carrafa ne individua una quadrangolare “d’un tiro di due lance militari” per ogni lato. Al centro si trovava ” una mirabile cappella quadrata”, sulle cui pareti ” qui e là oro purissimo risplendente, lavorato ad arte”. Lungo le pareti dentro le nicchie eran collocate certe statuette dalle braccia aperte” abbattute dal Governatore Francesco Echebelz per evitare potessero essere oggetto di culto.
Alla descrizione del Carrafa possiamo aggiungere oggi qualche dato sulle fabbriche nel Seicento. Consistenti lavori tra il 1622 e 1623 negli appartamenti di San Cataldo: vi lavorano il capomastro Teodoro Dierna di Ragusa e i maestri Vito e Vincenzo Dierna, Vincenzo Blandano, Blandano Caccamo, il maestro Rinzivillo e il maestro Giuseppe Francalanza. Una nuova cancelleria per conservare le scritture ” cum tribus dammusis di rustico cum una porta magna ex parte foris…et unam cappellam Sancti Leonardi” viene realizzata tra il 1633 e il 1635 per incarico di Francesco Echebelz, cavaliere della Sacra Religione gerosolimitana, maestro razionale, conservatore del Conte di Modica da parte del maestro Vincenzo Nobile di Ragusa, oltre ad altri lavori nelle carceri per una spesa prevista di ottanta onze. Nel 1644 i maestri razionali (Francesco Echebelz, Bernardo Valseca, Giuseppe Clavario e Giovanni Grimaldi, Tommaso Piluso) danno l’incarico ai maestri Tommaso Boscarino e Francesco Aprile per realizzare nel castello una scala di pietra (costo previsto 46 onze). L’anno dopo, nel 1645, altri interventi consistenti per costruire una parte del castello. L’incarico è affidato a frate Marcello da Palermo e a frate Vincenzo da Petralia oltre al maestro Antonino Ferrata milanese, Francesco Guccione di Vizzini, Francesco Lorefice e Francesco Boscarino di Modica.
Nello stesso anno il maestro Antonino Calisti di Vizzini s’impegna con Francesco Echebelz, barone di Rende e governatore generale della Contea e capitano d’armi e con Giuseppe Clavario, barone del Bosco, Tommaso Piluso, Don Giovanni Grimaldi, barone di Xiruni e Randello, maestri razionali per costruire l’ingresso davanti alla porta maggiore del castello “che dona verso la cava dello cursu ” col bastione e terrapieno, secondo il disegno che sopra ci ha dato il Padre Marcello da Palermo dell’ordine dei minori osservanti di San Francesco”. La pietra sarà recuperata “nello baglio dell’orologio” mentre l’acqua può essere recuperata ” nella cisterna della prima porta”.
Il terremoto del 1693 fa crollare diverse parti del castello e fa crollare tra le altre cose la cancelleria che sarà ricostruita con ogni probabilità in un altro luogo vicino con sei camere tra il 1704 e il 1708: vi lavorano i più bravi capimastri attivi a Modica, da Simone Caccamo Blandano a Pietro Blandano, a Rosario Boscarino, con perizie di Antonino Calabrese, di Mario Spada, Paolo Sudano e Carlo Aglioti; altri lavori nelle stanze sopra l’ingresso del castello.
La chiesa di San Leonardo, distrutta dal terremoto, è riedificata in luogo poco distante di quella precedente e portata a termine con il tetto ed il campanile. Di un progetto del palazzo del Governatore del 1779 ad opera del capomastri Ignazio Scifo ne scrive analiticamente Fortunato Pompei. Nell’inventario del 1836 si parla di una sola chiesa senza citarne la titolazione, mentre sappiamo dal Carrafa che di chiese nell’area del castello ce n’erano tre (Santa Maria del Castello, San Cataldo e San Leonardo). Si fa riferimento ad un’urna in argento di San Cataldo, mentre nei primi del Settecento era stata realizzata anche un’urna reliquiaria in argento della chiesa di Santa Maria del Castello, con interessanti reliquie tra le quali anche il latte di Maria.
Si cita oltre al ritratto del Conte Stuart il ritratto del primo conte di Modica: chi? Forse Ruggero (un vero peccato non saperlo e soprattutto non averlo); si cita un quadro dell’Immacolata ed un quadro di San Cataldo; si dice di una stanza della Cancelleria decorata alla cinese (una moda stilistica della fine del Settecento); si citano diverse cassapanche dipinte in verde ed in azzurro e di diverse scrivanie; si parla dell’archivio-biblioteca il cui inventario dato per i numeri non ci viene dato per i titoli. Agli storici generali le valutazioni sui volumi dell’archivio. Purtroppo il secondo Ottocento ha cancellato molto. A noi fornire segmenti di una storia importante che ancora deve essere scritta.
La Sicilia
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