Lettere in redazione
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21/07/2009 02:39

Un silenzio indignato

di Lettera firmata

Scicli – Chi di noi non si ritiene fortunato di villeggiare nelle nostre amate spiagge a cui si può accedere liberamente per godere della compagnia degli amici di sempre. Spiagge dove siamo abituati a schivare palline vaganti, palloni divertiti o furenti di tutti quelli che  vivono lo spazio comune come luogo ricreativo per la propria gioventù, rimediando poi con un semplice “scusa”. Tuttavia la consolidata accettazione di abituali  atteggiamenti dettati da una individualistica interpretazione della libera convivenza civile, non ci può far subire in silenzio l’episodio accaduto sul litorale di Cava d’Aliga una domenica pomeriggio.
La spiaggia, come spesso avviene,  si popola di innumerevoli bagnanti che approfittano del tempo libero per rilassarsi e  per ristorarsi dalla calura estiva, ma di volta in volta il copione si ripete: giovani prorompenti  giocano a calcio in prossimità della battigia, altri  si sfidano a tamburelli, altri ancora sollazzano rumorosamente,  mentre di contro ci sono persone che faticano a chiacchierare serenamente, genitori preoccupati che vigilano su bambini presi dai loro giochi.
Stranamente tutto questo scenario viene  turbato dalla presenza,  inaspettata, di  due vigili urbani, chiamati da qualcuno perché riportino l’ordine e la tranquillità, i quali tentano di ripristinare l’osservanza di regole  mai interiorizzate.  Le loro sollecitazioni non  portano alcun cambiamento: gli interessati  si  mostrano sensibili ai richiami o alle consequenziali sanzioni, solo nel momento in cui gli agenti si recano  personalmente sul litorale.  Per pochi attimi viene ristabilita una  strana e apparente osservanza  delle regole nel rispetto dell’altro; ogni attività viene sospesa, ma di seguito dei clamorosi fischi accompagnano l’allontanarsi dei due vigili. Episodio questo che manifesta  una raccapricciante mancanza di credibilità nei confronti delle istituzioni.
Disarmati, amareggiati, spiazzati davanti ad una folla convinta di dover affermare il proprio diritto a discapito di tutto e di tutti, ci interroghiamo su cosa significhi ,oggi, essere giovani, se il rispetto nasca da dentro o se venga  trasmesso come valore socializzante, se la mancanza  di strutture possa giustificare atti di prepotenza nell’appropriarsi di  qualcosa che  appartiene alla  comunità….una comunità responsabile di non saper educare al rispetto dell’altro, di rimanere indifferente ai propri fallimenti, di non riuscire a trasmettere un’eredità morale spiegandone le ragioni .
Svegliamo le nostre coscenze…
Un fischio
a chi lascia le cicche sulla spiaggia
a chi abbandona i propri rifiuti in giro, pur avendo un bidone a due passi
a chi sporca i muri delle case altrui
a chi occupa indebitamente i parcheggi riservati
a chi non rispetta i divieti  nelle aree pedonali
a chi pensa che il gesto di un singolo non crei cambiamento.
                                                                                                                                          I bagnanti attenti