di Redazione
Non amavo Borges, non amavo le sue innovative commistioni di verso e prosa, e lo dimenticai per tanto tempo. Anche quando degli amici mi parlavano insistentemente di questo poeta argentino. Lo riscoprii più tardi, molto tardi, studiando all’Università Complutense di Madrid letteratura e poesia latinoamericana. Eppure una targa posta sulla parete di uno storico palazzo di Porta del Sol, proprio davanti ad uno degli ingressi principali della metropolitana, me ne ricordava costantemente la memoria. Borges visse a Madrid (1919) un tempo della sua vita e proprio in questa città cominciò la sua grande avventura poetico – letteraria. La frequentazione di una scrittrice e poetessa brasiliana, incontrata all’università, ammiratrice del poeta, mi offrì la possibilità di conoscerlo molto più da vicino e apprezzarlo. Capii, così, che le mie antiche diffidenze erano solo preconcetti dovuti all’età giovanile e distratta. Del resto lo stesso Borges ammette con candore la sua inadeguatezza. Definisce la sua opera incompleta, banale. Mi sfuggiva, in effetti, la sua grande umiltà, il senso della finitudine, la semplicità con cui sapeva gioire delle piccole cose. La visione, che a volte in Lui si fa contemplazione, trascina il verso, lo trasforma, lo offre magico e vero.
Ho voluto recuperare il tempo perduto, traducendolo per me. Rimediare calandomi nel suo universo fatto di meditazioni e di sogni. Di una Buenos Aires, riemergente dalle sue parole, musa, contraddizione e destino. Da sempre intriso di pensiero greco, Borges in questo componimento poetico – che è poi anche un suo testamento spirituale-, pubblicato quando già la vecchiaia era una condizione, ripropone l’antico interrogativo dell’uomo: sapere, alla fine del suo viaggio, chi veramente sia stato.
A questo interrogativo s’ispirerà Caproni in diversi momenti della sua opera. A volte mutuandolo fedelmente dallo stesso Borges, a volte trasformandolo in una visione poetica più personale ed eccentrica.
Un Uomo Libero
Elogio dell’ombra
La vecchiaia (questo è il nome che gli altri le danno)
può essere il tempo della nostra felicità.
L’animale è morto o quasi
Restano l’uomo e la sua anima.
Vivo tra realtà luminose e confuse
che non sono ancora tenebra.
Buenos Aires,
che prima si frantumava in quartieri periferici
verso la sterminata pianura,
è ritornata ad essere
le polverose vie del Once(3)
e le decrepite vecchie case
che chiamiamo ancora il Sud.
Sempre la mia vita sovrabbondò di cose;
Democrito di Abdera(4) si strappò gli occhi per pensare;
Il tempo è stato il mio Democrito.
Questa penombra è pigra e non affanna;
si spande per un dolce declivio
e somiglia all’eternità.
I miei amici non hanno volto,
le donne sono ormai quelle di tanti anni fa,
le angolature possono essere altre,
non ci sono lettere sulle pagine dei libri.
Tutto questo avrebbe dovuto impaurirmi,
è invece una piacevolezza, un ritorno.
Di tutte le generazioni di testi presenti nella terra
ne avrò letti solo pochi,
quelli che continuo a leggere nella memoria,
a leggerli e a trasformarli.
Dal Sud, dall’Est, dall’Ovest, dal Nord,
convergono le strade che mi hanno condotto
al mio centro segreto.
Quelle strade furono echi e passi,
donne, uomini, agonie, resurrezioni,
notti e giorni,
dormiveglia e sogni,
ogni piccolo istante dell’ieri
e degli ieri del mondo,
la spada decisa del danese(5) e la luna del persiano(6),
gli atti dei morti,
l’amore condiviso, le parole,
Emerson(7) e la neve e altre cose.
Ora posso dimenticarle. Arrivo al mio centro,
alla mia algebra e alla mia chiave,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.
(1) Quartiere residenziale di Buenos Aires
(2) Quartiere di Buenos Aires molto noto per una stazione di treni e un terminal di autobus
(3) Quartiere ” El once de septiembre”, situato nella periferia ovest della città. In esso si registra una significativa presenza ebraica
(4) Democrito di Abdera(460A.C-360A.C.), filosofo presocratico. Tra le sue opere se ne annovera una “Sulle parole”
(5) Curtana, questo era il nome della spada di Ogier, un leggendario eroe danese
(6) Da un’antica poesia di un autore persiano: la luna è lo specchio del tempo. Più volte Borges, in opere sue, riprende questo antico concetto poetico
(7) Ralph Waldo Emerson(1803-1882), filosofo
© Riproduzione riservata