Cultura
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08/03/2009 20:36

Un Vampiro Italiano. Scoperto anche da uno sciclitano

di Redazione

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Firenze – Nell’Isola del Lazzaretto Nuovo (laguna di Venezia) sono stati portati alla luce e studiati con precisione e impegno i resti ossei appartenenti ai morti di peste a partire dal 1468, quando con un decreto della Serenissima venne istituito sull’isola un lazzaretto con finalità preventive.
Gli scavi vanno avanti ormai da parecchi anni e sono diretti dal dott. Matteo Borrini, esperto nel recupero di resti umani, che guida un’equipe, di cui faccio parte, composta da giovani archeologi dell’Università degli Studi di Firenze. Il lavoro è stato condotto secondo le più avanzate tecniche archeologico-forensi, pertanto ogni evidenza viene repertata e analizzata come se facesse parte di una vera e propria scena del crimine. Non a caso Borrini spesso collabora con i reparti investigativi di Polizia e Carabinieri.
Ha destato enorme stupore il ritrovamento nell’estate del 2006 di un individuo femminile molto particolare, poiché presentava il cranio “impalato” con un mattone che ha inoltre frantumato gran parte dell’arcata dentaria superiore. La donna, che probabilmente era morta durante la peste del 1576, era stata identificata dai “picegamorti” (dal dialetto veneziano, corrispondono ai becchini) come una vampira, bevitrice di sangue umano portatrice della malattia, in accordo con le credenze medioevali. Il suo cadavere non ancora decomposto del tutto presentava, come ogni corpo durante gli stadi finali di decomposizione (stadio enfisematoso), un rigonfiamento del ventre e fuoriuscite di liquami dalla bocca e dal naso, facilmente interpretabili come il pasto del vampiro dagli uomini del tempo, non in possesso delle odierne conoscenze medico-legali.
E’ chiaro che durante le epidemie fosse molto più semplice imbattersi in corpi non decomposti totalmente: è proprio la vista di questi corpi che alimenta il terrore e la superstizione della popolazione medioevale. Forse a Venezia è successo proprio questo: i becchini dell’isola riaprono delle sepolture recenti per deporre le nuove vittime e casualmente intercettano l’ID 6, oggi ormai ribattezzato “Donna Vampiro”, e le piantano un mattone in bocca, seguendo alla lettera le raccomandazioni dell’epoca.
La Donna Vampiro è stata studiata con cura negli ultimi due anni da Matteo Borrini che ha esposto i risultati da lui ottenuti ad un importante convegno sull’antropologia forense tenutosi in Colorado. Senza dubbio si tratta della prima sepoltura di vampiro nota in Italia.
 
Enrico Francesco Ortisi

Matteo Borrini

 

Nella foto di copertina, lo sciclitano Enrico Ortisi alle prese con gli appestati

 

Il cranio della donna vampiro