di Redazione

Una grotta di Chiafura ricostruita nei minimi dettagli, quasi una ricostruzione filologica, ma fuori contesto. Uno degli ultimi “chiafurari”, gli abitanti del quartiere rupestre di Chiafura, a ridosso della chiesa di San Bartolomeo, a Scicli, il dottore Gaetano Mormina, inaugurerà martedì sera, in un podere di sua proprietà, in contrada Trippatore, a Sampieri, una sorta di “museo personale” della memoria. Mormina ha vissuto i primi anni della sua vita a Chiafura e ha voluto dare questa testimonianza fatta di pietre e di roccia alla città.
Questo medico, ormai in pensione, negli ultimi quindici anni si è dedicato alla ricostruzione delle macine da mulino, e al recupero di alcune tradizioni etnoantropologiche, come il “caturro”, il piatto povero con cui si sfamavano gli aggrottati.
Ma il dibattito sulla civiltà del quartiere rupestre di Chiafura è vivo e partecipato. Fa discutere il testo curato da Angelo Pirrè, “Da Chiafura a Jungi”, edito dall’associazione Vilaggio Jungi. “Una raccolta di ricordi e di esperienze del villaggio Jungi”, partendo dalla causa che ne ha determinato la nascita: il distacco di alcuni massi di roccia dal colle San Matteo che indusse il Governo del tempo a dichiarare l’inagibilità di Chiafura e la nascita del Vilaggio Aldisio (che prendeva il nome dal Ministro dei Lavori Pubblici del tempo, il gelose Salvatore Aldisio) e che poi diventò Jungi. Attraverso le foto Angelo Pirrè racconta l’evoluzione sociale dei “chiafurari”, la loro emancipazione, e le contraddizioni del villaggio, che oggi è anche il quartiere più popoloso di Scicli, quello dell’espansione. E da ghetto dei poveri, Jungi è diventato qualcosa di diverso: zona residenziale, sede delle palazzine delle case popolari, centro pulsante della città per quel che riguarda le attività sportive e l’espansione urbanistica. I due poli, Jungi-Chiafura, sono quelli attraverso cui si dipana il dibattito a Scicli su ciò che è stato e ciò che sarà la città, in cerca oggi di una propria identità, fra un passato che pesa ancora oggi sulle coscienze degli ultimi testimoni, e un futuro da immaginare. Martedì sera in contrada Trippatore la nascita di questo mini museo e la presentazione di questa sorta di “falso storico”, una grotta di Chiafura fuori contesto, costruita da un “chiafuraro” che nella vita ha avuto poi la fortuna di emanciparsi dalla povertà sino a diventare medico. Neanche a dirlo, Gaetano Mormina è stato il primo medico del villaggio Jungi.
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