di Redazione


Caro Moderatore,
non sono di Scicli, conosco Scili forse troppo poco, abbastanza però per averci preso una casa e per pensare di trascorrerci parte della mia vita; e abbastanza per esserne stato conquistato. Sono quello che noi a Venezia chiameremmo un “foresto”, uno che non dovrebbe mettere il naso nelle discussioni tra gli abitanti originari. Eppure mi permetta di mandarle queste due righe. E’ da tanto che avevo voglia di scriverle, semplicemente per congratularmi con lei per ScicliNews che trovo un’iniziativa bellissima, della quale conosco pochi eguali e che deve, credo, il suo successo (la vivacità, l’aggiornamento continuo, la capacità di coinvolgere un pubblico largo, la perizia tecnologica della realizzazione e la grafica, ecc.) ad almeno due fattori: 1) a uno staff, a un realizzatore indubbiamente capace e che vi si dedica a tempo pieno; 2) a una città che reagisce, che ha una dimensione né troppo piccola né troppo grande, altrimenti il dibattito sarebbe o nullo o dispersivo, una città che ha una storia, una identità, una tradizione culturale che anima e riscalda il confronto.
Leggendo però alcuni interventi di questi giorni, tra i quali uno suo, molto forte e amaro ma sempre profondo, sento il bisogno di dire la mia.
Cosa ho trovato in Scicli di tanto speciale da pensare di metterci tutto quel po’ che ho risparmiato (e anche di più) per poterci stare almeno alcuni mesi all’anno e per riuscire a farci le cose che per me più contano nella vita? La bellezza della città, certo, e del paesaggio dei dintorni di Scicli, che sono una meraviglia: una bellezza rara che basta un niente per sciupare, ma che ancora ha degli angoli intatti, che sono di una magia struggente.
Ma ancor più la gente: non mi stancherò mai di dirlo: trovo che gli abitanti di questa parte della Sicilia abbiano una gentilezza tutta particolare, nobile, non servile, spontanea, lieta.
Lei mi dirà che stravedo e che esagero: forse. Ma questo è quello che sentiamo io e altri come me che da altre regioni d’Italia sono capitati nella sua città.
Altra cosa: ho trovato a Scicli, e in parte forse anche in altre parti della Sicilia, ma a Scicli lo ho avvertito maggiormente, una sorta di entusiasmo, di voglia di fare, di reagire, di crescere, che nella mia città -pur bellissima- non sento più. La Sicilia ancora venti, trenta anni fa conosceva una crisi fortissima; oggi è come se volesse scrollarsi di dosso il passato. Parlando con giovani imprenditori e professionisti (in particolare sono venuto a contatto con alcuni sciclitani legati alle attività immobiliari, così come al restauro edile) sono rimasto colpito dal senso civico, dalla solidità delle convinzioni. E dalla voglia di dare impulso alla città, di farla crescere culturalmente, di renderla più bella, di valorizzare aree ora trascurate, di salvaguardarne gli spazi ancora incontaminati.
Lei mi dirà che sono ingenuo? Forse. Oh!, sa, non sono mica un ragazzino, no, anzi! Ma, forse, il sole della Sicilia mi ha abbindolato… Non so. Credo di no. Spero di no.
Certo, il pericolo può essere che questo entusiasmo e questa voglia di fare portino all’esagerazione, a progetti francamente brutti, brutti da scalfire l’incanto…. A volte il voler fare troppo bene porta al male. Certo anch’io noto nei commenti di ScicliNews le notre acide, le osservazioni ingenerose, la boriosa pedanteria di alcuni interventi; ma vi trovo anche tanta voglia di crescere, di creare cose nuove, di intervenire, di partecipare.
Ecco, ho finito: scusi la lunghezza e l’ingenuità. Ma, mi creda, lei vive in una terra tanto bella e il suo è un lavoro tanto, tanto prezioso.
Sandro Franchini
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