Attualità
|
28/03/2008 13:05

Una notte con Bruno Vespa e la Santanchè

di Redazione

Bruno Vespa non se n’è reso nemmeno conto ma il suo “Porta a porta” di ieri notte è stato qualcosa di sublime: teatro dell’assurdo ed insieme commedia napoletana, gli ospiti sembravano attori consumati. Pareva che si trovassero lì per caso, di passaggio. Ed invece erano lì per amore e per forza, invitati dal conduttore dopo una laboriosa istruttoria che ha pesato i pro e i contro su una bilancia da farmacista.
Bruno Vespa ha raccolto i candidati di serie inferiore alla presidenza del consiglio dei ministri, quelli che corrono da soli, e gli ha reso l’onore delle armi.
Non ricordiamo i loro nomi, ma le loro facce si; in qualche caso, gesti e parole. Fra gli altri c’erano il candidato presidente liberale e quello del bene comune, il rappresentante dei beppegrillini arrabbiati e quello dei diversamente abili.
Il vero protagonista, tuttavia, come è sempre è stato Bruno Vespa, più a suo agio che mai, non dovendo avere a che fare con i potenti. Impareggiabile nella sua veste di ospite, sornione e sorridente, disinvolto e perfino ilare.
Ha rivolto a tutti, con l’eccezione della candidata della destra, la stessa domanda: ma chi ve lo ha fatto fare a candidarvi? Non avete alcuna possibilità di farcela, spendete tempo e forse denaro. E allora, perché?
Nel porre il quesito ha tradito un lieve fastidio: fosse stato per lui la performance con i candidati di serie b non ci sarebbe mai stata, ma senza di questa non avrebbe potuto aspirare al grande duello fra Veltroni e Berlusconi. E allora, di necessità virtù. Ha fatto male i conti: l’hanno capito tutti che il Cavaliere non vuole sentirne del confronto con Veltroni. Accetterà il faccia a faccia proprio se non potrà farne a meno. Mettetevi nei suoi panni. Chi glielo fa fare di mettere a rischio l’abbondante vantaggio che gli viene assegnato dai sondaggi? Magari la performance non viene bene, basta niente, un disgraziato mal di testa, la cattiva digestione, e tutto andrebbe a rotoli. Senza contare che Walter non s’arrabbia mai, anche se gli viene rinfacciato di essere un comunista travestito. Sarebbe dunque come giocarsi la partita già vinta con una pistola alla tempia, la roulette russa.
Ma torniamo al salotto di Bruno Vespa.
C’era il liberale Stefano De Luca nato a Paceco in provincia di Trapani il 7 aprile 1942. Molti italiani ignorano la sua esistenza, ma De Luca è un politico di lungo corso. E’ stato sottosegretario alle finanze in vari governi, dal 1987 al 1994. Dopo lo scioglimento del partito liberale si è presentato alle europee nelle liste di forza Italia ma da liberale. Stefano De Luca ha un indubbio merito: è l’unico candidato leader siciliano alle politiche del 13 aprile.
Faceva quasi tenerezza a vederlo lì accanto ai beppegrillini, a quel medico ricercatore che rappresenta monarchici e comunisti estremi con una nochalance straordinaria. Come ci riesce? ha chiesto Vespa. “Rappresento la lista del bene comune”, ha ricordato il medico. Perché non dovremmo stare insieme? E Vespa, incalzandolo: “la sua spalla è Rossi”. Sorriso affranto del medico, rassegnato per l’incomprensione dell’interlocutore.
Chi è Rossi? Il senatore della sinistra eletto nella lista di Rifondazione (o dei comunisti italiani?) che nei due anni in cui ha abitato a Palazzo Madama ha fatto di tutto perché il governo Prodi, al quale la sua coalizione avrebbe dovuto tenere bordone, se ne andasse prima possibile, consegnando all’odiato nemico armi e bagagli.
Simbolo di stupidità? Nemmeno per idea: il senatore Rossi segue una logica impenetrabile ai comuni mortali ma non per questo priva di coerenza. Appartiene a quella categoria di persone che quando disegnano un percorso su una mappa non si fermano mai durante il tragitto anche quanto hanno davanti il precipizio. Uomini di principio, li chiamano così.
Con Rossi e il ricercatore che si batte per il bene comune occorre essere indulgenti. Non sono certo loro a confondere le idee degli Italiani.
La candidata leader della Destra, l’onorevole Santanchè, ha alternato buona considerazione e reprimenda a intervalli regolari nei confronti del Cavaliere Berlusconi. Lo ha incensato e gliene ha dette di tutti i colori. Silvio sarebbe un grande uomo ma è anche uno che le donne le vede soltanto in orizzontale. Ma che dice? l’ha rimproverata con leggiadria Bruno Vespa, e lei a ribadire il concetto che si può essere grandi uomini e vedere le donne soltanto in orizzontale.
L’onorevole Santanchè ha rubato la scena di “Porta a porta”. Solo Stefano De Luca non è stato oscurato, perché sedeva accanto alla candidata della Destra ed è rimasto così nel suo cono di luce.
Nelle pause della Santanchè, impegnata ad incensare e insultare Berlusconi, il liberale De Luca è riuscito a farci sapere che lui ha presentato la sua candidatura all’unico scopo di ricordare agli italiani che i liberali ci sono ancora e che non bisogna prestare fede a quanti dicono di essere liberali, e sono tanti. E’ un programma troppo striminzito? Giudicate voi.
Fra una reprimenda e una virtuale pacca sulla spalla all’indirizzo del Cavaliere (inesistente), la candidata presidente della destra ha avuto modo di promettere l’azzeramento delle paghe dei deputati, i quali devono imparare a soffrire come gli operai a 1200 euro al mese, non una lira in più. Dichiarazione questa che ha suscitato emozioni perfino in Bruno Vespa cui non è riuscito di star zitto. “Signora”, ha detto malizioso, “il suo abbigliamento sobrio di stasera è più costoso delle mille e 200 euro che lei vorrebbe destinare ogni mese ai parlamentari. Vuole che a far politica siano soltanto coloro che hanno tanti soldi come lei? “
Una audacia mostruosa.
Il candidato De Luca non si è fatto invischiare, preferendo vivere di rendita dopo la comunicazione che i liberali sono solo quelli che lui rappresenta. Un poco di ragione il liberale siciliano ce l’ha, in effetti. Cattolici devoti e laici, uomini di sinistra, di centro e di destra, richiamano la loro appartenenza al pensiero liberale. Chiunque s’incazzerebbe. Berlusconi lo ricorda ad ogni piè sospinto, Fini un giorno si ed uno no, Veltroni prima e dopo i pasti (ma senza la “e” finale, solo liberal), Bertinotti quando non ne può fare a meno. Non ci fossero la Mussolini e la Santanchè, il liberalismo italiano non avrebbe soluzione di continuità. La stessa popolarità ha il riformismo, che abbraccia ogni schieramento politico italiano, ma questa è un’altra storia.
Il fatto che si può essere liberali e riformisti in tanti modi è giudicata una questione marginale. Certo, ci sono i libertari, i liberal, i liberisti, ma è soltanto un dettaglio.
I libertini? no, i libertini non c’entrano affatto, e anche se c’entrassero, non ce lo verebbero a dire.

 

Fonte: Siciliainformazioni.com