di Redazione
Scicli è sotto choc. Undici auto incendiate dall’inizio dell’anno, la media di una ogni tredici giorni.
C’è una petizione, su internet, per chiedere l’istituzione del servizio di videosorveglianza notturna, ma è stata quasi snobbata. Dopo l’arresto del presunto piromane, e il suo trasferimento a Pistoia, in una clinica specializzata in questo genere di cure, torna l’incubo degli incendi notturni alle auto senza che si riesca a comprendere la ragione di tali incendi. E’ chiaro, ma questo lo era sin da prima, che ci sono diversi attori in scena. In passato si è addirittura scoperto che una banda dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti aveva trovato come diversivo quello di incendiare auto e cassonetti per adombrare l’ipotesi di un racket delle estorsioni. E ci sono episodi, che si sono verificati anche in un passato recente che non sono riconducibili all’azione di un piromane.
Il metodo è comune, l’incendio degli automezzi, moventi, mandanti e destinatari sono diversi.
La comunità è sotto choc per l’incendio dell’auto del giovane cavadalgese vittima dell’ultimo incendio doloso. Costernazione, rabbia, senso di impotenza pervadono molti cittadini, alcuni dei quali dicono di voler scappare da Scicli, tanto assurdo è diventato il fenomeno dei roghi notturni di vetture. Segno di una società malata, che risolve nel modo più spiccio e vile le proprie tensioni.
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