di Redazione

Washington, 28 feb. La diplomazia e’ l’arma piu’ efficace per difendere la sicurezza dell’America: con questo messaggio piu’ di 120 ex generali e ammiragli statunitensi hanno firmato un appello per chiedere al presidente, Donald Trump, di non tagliare i fondi al Dipartimento di Stato e agli aiuti allo sviluppo. L’appello arriva dopo che la Casa Bianca ha reso noto che punta ad aumentare di 54 miliardi di dollari i fondi per la difesa, riducendo drasticamente i finanziamenti per diplomazia, cooperazione e ambiente. David Petraeus, ex comandante delle forze Usa in Iraq ed ex direttore della Cia, e l’ammiraglio James Stavridis, gia’ comandante supremo della Nato, sono tra i firmatari della lettera inviata ai capigruppo del Congresso e al consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. I fondi per il Dipartimento di Stato, sottolineano nella lettera aperta gli ex generali a tre e a quattro stelle, sono ‘cruciali per mantenere l’America sicura’. ‘Il Dipartimento di Stato, l’agenzia per la cooperazione Usaid, la Millennium Challenge Corporation, i Peace Corps e le altre agenzie per lo sviluppo sono decisive per prevenire i conflitti e ridurre la necessita’ di mettere in pericolo l’incolumita’ dei nostri uomini e delle nostre donne in divisa’, sostengono i firmatari. Nella lettera si cita anche una frase pronunciata nel 2013 dall’attuale capo del Pentagono, James Mattis, all’epoca alla guida del comando centrale delle forze Usa: ‘Se non finanziate a dovere il Dipartimento di Stato, io dovro’ comprare piu’ munizioni’. L’inziativa e’ stata promossa dalla Global Leadership Coalition, un gruppo che sostiene gli investimenti nello sviluppo e nella diplomazia. Gli aiuti allo sviluppo costituiscono l’1% del bilancio federale americano e secondo gran parte degli esperti militari e di politica estera sono un investimento per la sicurezza del Paese. ‘Sappiamo dalla nostra esperienza sul campo che molti crisi che la nostra nazione deve fronteggiare non hanno soluzioni esclusivamente militari, che sia la lotta a gruppi estremisti come l’Isis in Medio Oriente o arginare pandemie come Ebola nel Nordafrica’, hanno scritto i generali. Nell’era Trump, il Dipartimento di Stato e la diplomazia sono finiti in un cono d’ombra, con la Casa Bianca che sembra decisa a prendere le redini della politica estera americana. Anche il neosegretario di Stato, Rex Tillerson, e’ finito ai margini, spesso scavalcato nelle decisioni e nella definizione della strategia di politica estera e di sicurezza, dal bando per gli arrivi dai Paesi musulmani ai rapporti con la Russia. Lo dimostrano anche i ritardi nelle nomine di ambasciatori: finora Trump ne ha scelti solo quattro: all’Onu, in Gran Bretagna, in Cina e Israele. Fra le poltrone congelate anche quella dell’ambasciata a Roma che sarebbe destinata al tesoriere del Partito repubblicano, Lew Eisenberg. Sar .
© Riproduzione riservata