Cultura
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04/09/2007 09:36

Vecchia Europa, il futuro è il Terzo Mondo

di Redazione

Il suo biografo ufficiale lo definisce il Bob Marley del Terzo Millennio. Scusate se è poco, ma è innegabile che Manu Chao abbia dalla sua, come il profeta del reggae, la passione confessa per la marjiuana, e così pure l’impronta ben riconoscibile di una ritmica dondolante e contagiosa, con cui sottolinea le sue canzoni impastate di strada, di destini non sempre piacevoli, di Terzo Mondo, di nette prese di posizione politiche e di tromba. Nel caso della Radiolina, il nuovo album che arriva ora dopo tre anni di silenzio discografico, questa tromba è suonata con struggente poesia da Roy Paci, capofila di una nuova generazione di eccellenti fiati italiani.

Forse non proprio così chiaro come Manu parlava il più mistico Marley, quando si trattava di dar giudizi politici. L’artista franco-spagnolo l’altro giorno ha espresso le proprie riserve sul neopresidente Sarkozy: «Ho paura di quel che ci riserva»; nei giorni scorsi lo aveva paragonato al nostro Berlusconi («Ci sono gli stessi sintomi. Il potere sulle televisioni, il marketing politico»); e aveva pure spiegato che secondo lui i francesi non hanno votato la Royal perché «l’Europa sta invecchiando e le persone anziane hanno paura dei cambiamenti: in Europa la gioventù sembra sradicata. E’ per questo che il futuro appartiene al Terzo Mondo, dove i giovani sono presi in considerazione».

Dai tempi dei Mano Negra dove il quarantaseienne Manu militava nella prima vita artistica, il suo genere musicale è la patchanka, che mescola vari elementi etnici, dallo stesso reggae allo ska al flamenco o salsa; ma il suo è in verità un mix anche di lingue. Un ramo che Manu, con il suo spirito meticcio, padroneggia con abilità allargandosi anzi ora, apertamente. Rispetto al passato, nel disco c’è infatti pure l’inglese, e una presenza più massiccia di chitarre ed elementi rock; e non sarà un caso, visto che il nostro alternativo eroe è andato all’assalto di due mercati assai difficili per un latino: l’americano e l’inglese. In Inghilterra inizierà il 2 ottobre il tour europeo ufficiale, con 4 concerti alla Brixton Academy di Londra, mentre negli Stati Uniti il disco s’è beccato 3 stelle e mezza da Rolling Stone, con l’aggiunta di un giudizio dignitoso che sottolinea con compiacimento la presenza del pezzo in inglese condito di schitarrate, Rainin’ in Paradize: proprio questo è accompagnato da un video militante bianco e nero in cui gira sotto la pioggia, mettendo insieme un repertorio di guai internazionali, dallo Zaire al Congo alla Palestina a Baghdad, dove manca la democrazia «perché è un paese Usa». Il video è stato girato da Kusturica, per cui Manu, in occasione del film su Maradona, ha scritto La vida Tombola, che è nel disco. Eppure Manu Chao si dice «incapace» di dire se il suo disco sia di protesta o meno e spiega, semplicemente, che l’unico modo per far fronte alle politiche e alle economie occidentali è «di avere un proprio orto da curare», che nel suo caso è rappresentato dalla musica. «Io mi chiedo molte cose – dice – ma non ho le risposte. Il mondo cambia a mille all’ora e devi solo capire dove convogliare le tue energie per fare sì che non vadano sprecate. Radiolina è una terapia personale per accettare questo mondo. E la strada è la risposta a questa terapia. Perchè una volta che le canzoni vengono pubblicate poi è solo questione Di vedere come arrivano alla gente e che uso la gente ne fa».

Per accontentare il suo cotè italiano, l’artista ha poi messo nell’album la dondolante A cosa, dove si riconosce la voce di cartavetro di Tonino Carotone, il matto galiziano che con Manu incise Un mondo difficile; nel brano gira pure, curiosamente, una inconfondibile atmosfera battiatesca, nella ritmica come nell’interpretazione (è il caso di ricordare che in passato Franco Battiato ha fatto incidere Me Gustas tu al venerando Manlio Sgalambro).