Ha rassegnato le dimissioni
di Redazione


Ragusa – Che ad accompagnare il feretro nel funerale di Stato della chimica italiana c’era proprio il Ministro Federica Guidi, coinvolta nello scandalo dello smaltimento illecito dei rifiuti per il campo petrolifero di Eni in Basilicata, se n’erano accorti tutti. E a tutti è sembrato insolito il comportamento di un Ministro della Repubblica Italiana che leggendo la sola brochure pubblicitaria, così ebbero a denunciare anche le parti sociali, della società Sk Capital, indicava la stessa come affidabile e l’unica in grado di poter traghettare la chimica di Eni dal pubblico al privato. Solo che, col senno del poi e dopo l’intervento della Direzione Distrettuale Antimafia che ha scoperchiato pentole e padelle del petrolio di Eni in Basilicata, il dubbio su una valutazione sincera, genuina e anche trasparente del Ministro Guidi sul via libera per la cessione di un altro pezzo importante dell’industria italiana in mani estere, per far contenta Eni, consentiteci, rimane tutto. La ministra di Renzi, infatti, avrebbe favorito il proprio fidanzato, a capo di due società attive nel settore petrolifero, nell’affare di Tempa Rossa, a Potenza, facendo inserire nella Legge di Stabilità un emendamento relativo ai lavori per il costruendo centro oli. Total ed Eni: il ministro che oggi rassegna le proprie dimissioni frequentava, per questioni di cuore, i salotti buoni del petrolio italiano. Proprio quel ministro cui Renzi, lo smacchiatore di giaguari a capo del Governo della Repubblica Italiana, aveva affidato le sorti delle attività produttive in Italia. Proprio quel ministro che aveva dichiarato che Sk Capital, un fondo d’investimenti con 18 dipendenti e con sede legale nel paradiso fiscale delle isole Cayman era, ed ancora è, l’unico soggetto cui affidare le sorti della chimica di Stato.
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