di Redazione

“La Chiesa che è in Ragusa non appoggia alcun partito e non propone alcun candidato”.
Lo ha ribadito il vescovo, Paolo Urso, nella lettera indirizzata ai cristiani in occasione delle consultazioni elettorali.
“La Chiesa esprime gratitudine e incoraggiamento a quei cristiani che, come cittadini e sotto la propria responsabilità scrive il presule, con generosità e coraggio, animati dall’amore di Cristo e lucidamente consapevoli di avere le qualità necessarie, hanno deciso di impegnarsi nel difficile terreno del confronto politico, presentandosi come candidati”.
Poi, rivolgedosi a tutti, il vescovo dice: “Le scelte non si compiono secondo i criteri della parentela, della simpatia, della gratitudine, dell’amicizia, del tornaconto personale. Nessuno deve delegare ad altri le proprie scelte, ma ognuno ha il dovere di informarsi, pensare, cercare di comprendere, valutare”.
Ed ancora: “Qualcuno, forse, mi darà dell’ingenuo e sorriderà con un pizzico di benevolo (almeno lo spero) compatimento. Ma è necessario ritornare a chiedere con determinazione – afferma il vescovo – che i candidati abbiano competenza, onestà, correttezza, amore alla Città e al Paese, disinteresse, libertà interiore, volontà di “ripartire dagli ultimi”, capacità di vedere con gli occhi dei poveri, dei deboli, dei diversamente abili e degli esclusi.
Infatti, come disse già Sant Agostino: uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri”. Monsignor Urso poi dice: “È ovvio che bisogna credere a chi questi valori li pratica con coerenza, sia nella vita privata che in quella pubblica, e non solo li enuncia nelle piazze. Giovanni Paolo II disse che la Chiesa non può mai abbandonare l’uomo. Vedo tanta sofferenza, tanta delusione, tanta paura, tanta amarezza! Per non abbandonare l’uomo – continua la lettera -, la Chiesa anche oggi si fa portavoce di alcune essenziali esigenze: il pane, il lavoro in condizioni di sicurezza, i salari e le pensioni; un serio percorso formativo ed educativo; il riconoscimento della dignità umana, la solidarietà sociale, la difesa e la promozione della vita e della famiglia; la lotta alla discriminazione; il rispetto dell’ambiente e della legalità; un deciso impegno per la pace”.
All’inizio della lettera, il vescovo scrive: “Ho molto riflettuto e pregato prima di farlo; ho chiesto a preti e laici se era opportuno e utile, giacché è alto il rischio di essere frainteso o strumentalizzato”.
Alla fine questa decisione, sempre nella profonda convinzione “della necessità di una sana laicità dello Stato che, non mortificando nessuno, promuove e sostiene la libertà di tutti i cittadini”.
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