Un caso di malasanità?
di Redazione


Ragusa – “Fotografare è riconoscere, nello stesso istante e in una frazione di secondo, un fatto ed è l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto. È necessario sentirsi coinvolti in quello che si ritaglia attraverso il mirino. È mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere”. (Henri Cartier-Bresson). Come si scrive della morte di un amico d’infanzia? Agli occhi e alla mente tornano le parole di Bresson. Quelle che Orazio Giunta ha scelto di pubblicare nell’home page del suo sito di fotografo freelance, specchio di una passione che si è spenta alle 21 di venerdì sera, in una stanza del reparto di Medicina dell’ospedale Civile di Ragusa. Immediato l’intervento dei carabinieri, il sequestro delle cartelle cliniche e la disposizione dell’autopsia. Ieri mattina il trasporto nella camera mortuaria di Modica in attesa del conferimento dell’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’esame autoptico per stabilire le cause del decesso. Repentino, inatteso e inspiegabile.
Orazio, 57 anni, era entrato in ospedale martedì scorso. Una pancreatite acuta aveva reso necessario il ricovero. Fastidiosa, grave ma certo non mortale. Il fisico di Orazio è forte e reagisce immediatamente alle cure. Nel giro di pochi giorni i valori rientrano nella norma. Viene disposta la dimissione: sabato mattina il paziente potrà lasciare l’ospedale. Venerdì gli ultimi esami. Le analisi del sangue rilevano un numero di globuli bianchi fuori dalla norma. Il problema, però, viene individuato subito. Un versamento pleurico riscontrato nel corso dei controlli dei giorni scorsi e ritenuto di lieve entità, potrebbe avere causato un’infezione. Nulla di preoccupante. Intanto basta una flebo. Con Orazio sono la moglie Rosanna e il fratello Carlo. Seguono l’inserimento dell’ago e vedono il liquido della flebo scorrere. Pochi minuti e Orazio lamenta uno strano formicolio alle dita. Arriva l’infermiere e toglie la flebo. “Orazio non riusciva a respirare, si agitava, si sentiva soffocare. Cercavo di tranquillizzarlo e gli asciugavo il sudore che scendeva copioso, inarrestabile” dice Carlo, che con Orazio condivideva la passione per le foto al punto da diventare un ricercato professionista. “Mi è morto tra le braccia” sussurra incredulo. Poi, aggiunge: “Abbiamo appena lasciato Orazio a Modica”. E lo dice come se fosse ancora vivo. Invece, in venti minuti, Orazio è morto.
Le figlie Carlotta, 17 anni, e Costanza, 10 anni, erano ossigeno per Orazio e per la moglie Rosanna, la donna che da tombeur de femme lo ha reso marito innamorato e padre affettuoso. Impiegato all’Unicredit, Orazio era prossimo alla pensione. Un momento che aspettava con ansia e che gli avrebbe permesso di dedicarsi a tempo pieno alla sua passione: la fotografia. Che Orazio descriveva così: “La mia fotografia è caratterizzata, soprattutto, dalla dinamicità dei toni. Sono innamorato degli stacchi cromatici, la mia tecnica si basa soprattutto sul gioco della saturazione dei colori. Ho accresciuto le mie conoscenze e le mie abilità attraverso gli strumenti che internet mette a disposizione, la lettura di molti libri e manuali, migliaia di foto sul campo”. Della morte di un amico d’infanzia si scrive con le lacrime agli occhi, il cuore gonfio di ricordi e la paura di non riuscire a trovare le parole giuste. Poi, si aspetta. Che qualcuno accerti che venerdì 12 agosto fosse il giorno in cui Orazio doveva ineluttabilmente lasciare la vita.
La Sicilia
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