Il papà del suono di "Ultimo Tango a Parigi"
di Redazione


Roma – Sabato 12 novembre 2011 a Villa Borghese, presso la Casa del Cinema, in un’estatica giornata d’autunno si sono ritrovati numerosi addetti del cinema (produttori, registi, montatori e soprattutto tecnici del suono) per commemorare il grande sound designer, Sandro Peticca – “montatore di presa diretta” come amava dire lui -, scomparso lo scorso maggio dopo una lunga malattia.
Un anniversario di lutto e di luce insieme: la stagione climatica e politica di questa “giornata particolare per l’Italia” a Roma ha contribuito non poco a creare un’atmosfera di magia che – anche per le modalità con cui tanta gente di età diversa, proveniente da ogni parte del paese, si è ritrovata come da ultimo desiderio del “maestro del suono cinematografico” (il giorno del suo compleanno!), per ricordarlo e soprattutto per “essere salutati” con il suono originale dei film che lui aveva curato –, si è mutata in una sorta di “festa di gioia per gli occhi e gli orecchi” dei presenti in memoria di “un uomo buono per antonomasia”, oltre che di un “impareggiabile professionista”, quale Sandro Peticca fu.
La sua carriera ha, infatti, coperto oltre quaranta anni di storia del cinema internazionale, avendo avuto cura personale di dare voce e suono a opere cinematografiche che si sono imposte nell’immaginario collettivo di professionisti, specialisti del settore, cinefili e spettatori di tutto il mondo; segnando anche la formazione continua sulla disciplina sonora di diverse generazioni di addetti del settore. Perché non bisogna dimenticare che Sandro Peticca, come ha raccontato il regista Alessandro Benvenuti, aveva anche vissuto con eccezionale successo il passaggio delicatissimo (per alcuni persino fatale) dal montaggio ottico (eseguito sul piano della consolle di moviola a contatto diretto con la pellicola), a quello digitale e impalpabile dei computer da desktop e persino dei laptop: dove il rapporto con la materia cinematografica, quale la pellicola, si è via via smaterializzato sulla superficie verticale di un monitor con colonne cromatiche di informazioni e bit, che tuttavia hanno garantito la metamorfosi della forma, dello spessore e della sostanza rinnovata della percezione del grande suono cinematografico.
Con un filmato di montaggio di quasi trentacinque minuti (vero e proprio testamento spirituale del migliore cinema selezionato da Sandro Peticca), realizzato dal montatore di scena, Luca Benedetti, presentato dal primo collaboratore e assistente di Peticca, Giuseppe D’Amato – a entrambi si deve, infatti, questa meravigliosa giornata di commemorazione – hanno sfilato sullo schermo ombre sonore e musicali di alcuni momenti indelebili della storia del cinema, ai cui Peticca aveva legato la sua professionalità dal 1970 al 2010. Per ricordare alcuni dei principali titoli, oltre a una serie di film cosiddetti di serie B (gli esilaranti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia su tutti!), che Peticca riconosceva come pietre miliari di un preciso modo di fare-cinema, ormai scomparso, ecco la “passerella felliniana” completarsi con: Bernardo Bertolucci di Ultimo Tango a Parigi, Novecento e La Luna; Liliana Cavani de Il portiere di notte; Michelangelo Antonioni di Professione Reporter e Il mistero di Oberwald; Tinto Brass di Miranda, La chiave, Capriccio; Nanni Moretti di Bianca, Palombella rossa; Roberto Faenza di Copkiller; Paolo e Vittorio Taviani di Goodmorning Babilonia; Alessandro Benvenuti di Zitti e mosca, Benvenuti in casa Gori, Caino e Caino, Ivo il tardivo; Edoardo Winspeare di Sangue vivo, Il Miracolo, Celio Azzurro; Vincenzo Marra di Vento di mare; Mauro Aprile Zanetti di ‘U Gioia-L’Uomo Vivo; Ferzan Ozpetek di Cuore Sacro, Saturno contro e Mine vaganti. Il finale di quest’ultimo film era stato esplicitamente richiesto da Peticca – come ha precisato D’Amato – per chiudere il suo personale amarcord di saluti agli amici e collaboratori con una toccante e indimenticabile preghiera: “Non siate tristi per me, quando non sentite la mia voce in casa. La vita non è mai nelle nostre stanze. Moriamo e poi torniamo, come tutto”.
Oltre a qualche parente, che ha sentitamente ringraziato per l’iniziativa di grande affetto e l’enorme stima di tanti professionisti e amici, aggiungendo anche qualche divertente aneddoto di famiglia, sono intervenuti alcuni autori fra cui Edoardo Winspeare e Ferzan Ozpetek. In chiusura, il commosso intervento di Mauro Aprile Zanetti, che singhiozzando ha raccontato, incoraggiato dalla sua montatrice, Marzia Mete, la sua eccezionale esperienza personale e professionale con Sandro Peticca, legata per l’appunto al film sperimentale, IL GIOIA-L’UOMO VIVO, e poi seguita negli anni con altre collaborazioni. Era stata proprio Marzia Mete a segnalare il giovanissimo autore, poco più che ventenne, a Sandro Peticca, facendoli incontrare nel 1999, come dichiarato dallo stesso Aprile, con “una proiezione privata di una prima bozza di montaggio di 82’ de IL GIOIA, senza alcun suono”. Il vecchio maestro Peticca aveva accettato, entusiasta come un ragazzino, di poter curare la concezione sonora e il montaggio del film, dedicato nella fattispecie alla “morte e alla resurrezione della carne”; certo che sarebbe stato “un lavoro interamente costruito sulla metamorfosi dell’elemento acqua, sotto ogni suo aspetto sonoro, fino a raggiungere il silenzio”. “Tutto il materiale delle riprese video e audio del film (curate dalla presa diretta alle registrazioni in studio delle flautofonie di Filippo Timi dalla Sonora di Tommaso Quattrini, Antonio Barba e Paolo Lucaferri), – ha aggiunto Aprile – fu così portato negli studios della Marbea di Marco Mauti, dove Sandro Peticca aveva il suo storico studio personale”. Peticca fu da subito particolarmente legato al docu-drama di Aprile, riconoscendone “l’altissimo livello di sperimentazione sonora che la regia e il montaggio comportavano”. Motivo per cui il maestro lo avrebbe sostenuto personalmente dalla post-produzione fino alla divulgazione dell’opera per gli specialisti del settore e gli studiosi negli anni successivi. Indimenticabile: la presentazione speciale dedicata a Mauro Aprile Zanetti nel maggio 2005 dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e il DAMS – come si può vedere da una clip-video curata da Gianluca Tela – alla presenza, oltre che dell’autore e di Sandro Peticca, di accademici di livello internazionale come Fernando Mastropasqua, Franco Perrelli, Franco Prono e del musicista Vinicio Capossela. Il cantautore si sarebbe ispirato all’opera di Aprile, come da sue dichiarazioni nella tavola rotonda del Cinema Massimo di Torino, attingendo come invasato a piene mani anche dall’omonimo libro curato dal giovane regista per i tipi della Mimesis-Mille Piani di Milano, per produrre un anno dopo l’album, Ovunque proteggi. E’ significativo constatare ancora oggi che la hit assoluta di una produzione musicale di successo, quasi ventennale, come quella di Capossela, resti proprio l’omonima, L’Uomo Vivo-Inno al Gioia. Capossela per questa ragione avrebbe affidato a breve giro proprio a Mauro Aprile: prima la regia-video del suo reading al Palladium di Roma, Non si muore tutte le mattine; a seguire la realizzazione di una serie di brevi clip per il lancio del nuovo album; infine la scrittura e la regia del film in dvd del suo Gran Tour 2006 – Nel niente sotto il sole, prodotto dall’Atlantic-Warner Music Italia. A quel punto la festa pasquale del Gioia-Uomo Vivo, celebrata a Scicli, avrebbe definitivamente varcato i confini del paesino ibleo, dell’isola e anche dell’Italia al suono dell’Inno a Busacca del Corpo Bandistico – “ritornello di risurrezione” che Sandro Peticca aveva portato al centro del suono metamorfico del film di Aprile prima di chiunque altro. Già qualche anno prima, per l’ottimo livello didattico del suono sperimentato in questo film, Peticca aveva scelto l’opera di Aprile per un workshop con gli studenti del Centro Sperimentale di Roma, dove lui teneva il corso sul suono.
“Non si può che ricordare la saggezza, la bontà e l’incredibile professionalità, più uniche che rare, di Sandro Peticca – come dichiarato da Giuseppe D’Amato in chiusura della mattinata – che con le sue ultime parole affidate a Mauro Aprile Zanetti sul letto di morte, il quale separandosi con strazio dall’amico e maestro, “uscendo dalla stanza, questa volta così come si esce di scena per sempre”, si sentì rivolgere una preghiera: “con sorriso, con sorriso”.
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